Bandita dal soprintendente che ha fatto mettere sott’inchiesta (VIDEO)

Da Capo Colonna a Punta Scifo, passando per lo Scida: la storia di Margherita Corrado, la coraggiosa archeologa a cui – dopo le sue denunce - viene impedito di lavorare. «Non pensavo potessero arrivare a tanto…». E Mario Pagano non vuole rispondere alle domande
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di Pietro Comito
6 settembre 2017
13:25
Margherita Corrado
Margherita Corrado

«Veramente non credevo di vedere tanto nella mia vita…». Margherita Corrado stempera con un sorriso amaro. Crotonese, archeologa, ha pregi che sul suolo italico possono costare caro: è competente, ha fegato da vendere e, soprattutto, ama il suo lavoro e la sua terra. Si è esposta nella battaglia contro il cemento a Capo Colonna. Ci ha messo la faccia e il coraggio della denuncia davanti alle telecamere delle Iene, puntando l’indice sulla tribuna dell’Ezio Scida, che mette in pericolo i reperti sui quali è stata edificata, contestando anche presunte anomalie sulla condotta del soprintendente ai beni culturali, Mario Pagano.

 


Lo scandalo di Punta Scifo

E’ grazie allo studio e alla denuncia pubblica di Margherita Corrado e della sua associazione che è stato fermato l’ecomostro con vista su una delle baie più incantevoli dello Ionio, quello di Punta Scifo: ristorante e piscina in costruzione, isole cementate per bungalow da complessivi 237 posti letto, terrazzamenti, tutti posti sotto sequestro dalla Procura di Crotone, che ha chiesto sei rinvii a giudizio. E tra coloro verso i quali la magistratura requirente pitagorica ha esercitato l’azione penale c’è proprio il soprintendente Pagano.


In un altro paese la competenza, il coraggio, l’amore per la propria terra e i suoi tesori verrebbero premiati. Non in Italia, non in Calabria. Qui, invece, il soprintendente finito sott’inchiesta per l’affaire di Punta Scifo, lo stesso che – appena insediatosi – diede il via libera per la tribuna dello Scida, l’ha messa al bando. Colpita da ostracismo, come nell’antica Atene.

Messa al bando dal soprintendente

Nero su bianco, il soprintendente Pagano in una sua “disposizione” indirizzata al Ministero, ai funzionari archeologi e a tutti i tecnici di Cosenza, Catanzaro e Crotone: «Con la presente si porta a conoscenza delle loro signorie che la professionista archeologa di cui all’oggetto risulta incompatibile con qualsiasi lavoro, la cui vigilanza spetti a questo ufficio, in quanto è in corso un procedimento penale presso la Procura di Torre Annunziata (Napoli) per diffamazione grave nei confronti del sottoscritto, soprintendente pro tempore di questo ufficio. Pertanto, detta professionista, allo stato non può ricevere incarichi professionali che debbano essere conferiti o sottoposti a valutazione da questa Soprintendenza. Si invitano pertanto le loro signorie ad attenersi scrupolosamente a detta disposizione».

«Non pensavo potesse arrivare a tanto»

E’ grazie ad un articolo del Corriere della Calabria che il caso viene alla luce e che Margherita ne viene a conoscenza. Viene a conoscenza di essere stata, di fatto, querelata dal soprintendente, che s’è rivolto ai pm di Torre Annunziata, dove ha la sua residenza. Querela che, secondo colui che l’ha sottoscritta, cioè il soprintendente, crea asseriti profili di incompatibilità tali da non poter più lavorare.
«Di fatto – dice l’archeologa – non posso più lavorare né con la Soprintendenza e neppure con i privati le cui attività sono sottoposte alla vigilanza della Soprintendenza… Diciamo che i miei guai sono iniziati già tre anni fa, con il caso di Capo Colonna che non mi ha fatto certo amare da alcuni funzionari. Mai però avrei immaginato che si potesse arrivare ad un provvedimento così discriminatorio». E chiosa: «A Roma dovrebbero farsi qualche domanda su questo soprintendente e sulle persone che vengono inviate in zone delicate come la Calabria».

E Pagano: «Quest’intervista non la voglio rilasciare»

E il soprintendente? Cos’ha da dire? Lo contattiamo. Gli chiediamo perché tutto ciò. Inizia a spiegare: Margherita Corrado, a suo giudizio, avrebbe “diffamato” sia lui che l’istituzione, e per questo sarebbe «incompatibile» col lavoro. Non le perdona, Pagano, in particolare il blitz delle Iene. Punta Scifo, poi, è stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. Lo lasciamo parlare, poi lo conduciamo al nocciolo della questione: non è anomalo questo “editto” contro un’archeologa che ha avuto il coraggio di denunciare uno scempio come quello di Punta Scifo? Una fatwa contro una professionista le cui conclusioni sono state sposate anche dalla Procura di Crotone che ora vuole processare, guarda caso, anche il soprintendente? Pagano, a questo punto, si ferma: «Questa intervista non la voglio rilasciare. Arrivederci». E riattacca senza darci neppure il tempo di ricambiare il saluto.

 

 

Giornalista
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