Caso Cpia, Vescio: “E’ apartheid, il resto è mera tautologia”

La responsabile della scuola per la formazione per gli adulti replica all'assessore lametino ai Lavori Pubblici e ribadisce la discriminazione
di Tiziana Bagnato
25 ottobre 2017
10:23

“E’ strano che un assessore ponga a fondamento del suo operare il “compiacere ai genitori” e non, invece, l’esistenza di esigenze e necessità obiettive riscontrate e riscontrabili”. Non si placa la polemica attorno alla scuola Fiorentino – Borrello di Lamezia Terme e allo spostamento di docenti ed alunni del Cpia (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti), a maggioranza straniera, in un’altra ala dell’edificio a cui si accede da una zona che, al momento, è degradata e rischiosa da percorrere, specie la sera.


L’intervista de LaCNews24 all’assessore ai Lavori Pubblici Michele Cardamone in cui il membro del governo cittadino ha stemperato gli animi sulle motivazioni del trasferimento, escludendo che siano legate al razzismo e specificando che sarebbero legate solo alla volontà di mantenere separati bambini ed adulti, ha suscitato la replica della responsabile di sede del Cpia Ninfa Vescio.



Vescio, infatti, ribatte che “in passato il CPIA ha utilizzato un autonomo ingresso laterale e che non vi è mai stata alcuna forma di commistione e promiscuità”. La dirigente accusa poi Cardamone di “disconoscere che l’ingresso riservato ora al CPIA avviene attraverso una porta di emergenza apribile allo stato solo dall’esterno per cui chi è all’interno è costretto a lasciarla aperta per non essere intrappolato nei locali assegnati, con tutti i pericoli che ciò comporta. Detta porta è posta alla fine di uno stretto cortile pieno di buche e altro per come testimoniato dalle fotografie e dal video realizzato”.

 

“E’ strano – aggiunge ancora - che un assessore ai lavori pubblici dopo circa 25 giorni dal trasloco coatto, e dopo aver compiaciuto i genitori, non abbia provveduto a fare effettuare quanto di propria competenza per ovviare a pericoli e situazioni di mancata sicurezza. Infine è da dire che si tratta in ogni caso di separazione coartata per dirla in italiano ove non si voglia usare il corrispettivo termine inglese “apartheid”. Tutto l’altro è soltanto un vuoto giro di parole – conclude - è mera tautologia”.

Giornalista
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