“Caso Iannì”, Di Lello: «Impensabile che un condannato per mafia possa guidare una squadra»

Così il presidente del Comitato “Mafia e manifestazione sportive”: «Serve norma che recepisca sentenze»
21 novembre 2017
17:42
Marco Di Lello
Marco Di Lello

 Dopo l’articolo pubblicato sulla nostra testata a firma di Consolato Minniti, continua la polemica intorno al ritorno di Natale Iannì in panchina.


«La notizia secondo cui un condannato per mafia sarebbe stato ingaggiato per allenare una squadra di Eccellenza in Calabria, per quanto possa apparire incredibile, conferma la necessità di una novella dell'ordinamento sportivo».



Così Marco Di Lello, segretario della Commissione Bicamerale Antimafia e Presidente del Comitato Mafia e manifestazioni sportive.
«La scorsa settimana abbiamo audito in Comitato i vertici della Lnd Figc sottolineando la necessità di una norma sportiva che recepisse le sentenze dei Tribunali ordinari. Oggi la notizia della fondatezza di quella richiesta: è impensabile che un condannato per mafia possa essere tesserato della Figc, e ancor più che possa guidare una squadra che nell' allenatore deve riconoscere un modello» - prosegue Di Lello.


«Solleciterò personalmente il Presidente Sibilia: sono certo - conclude – che la Lega Dilettanti vorrà intervenire tempestivamente». (ANSA)

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