Lamezia, Caso Cpia, interviene il Garante per l'Infanzia. I genitori dei piccoli: “Nessun razzismo”

Marziale ha chiesto al dirigente scolastico di verificare che non ci siano possibilità di promiscuità. Intanto, i genitori spiegano a LaCNews24 perchè questa convivenza porterebbe a ledere il diritto allo studio e alla salute dei propri figli
di Tiziana Bagnato
27 ottobre 2017
20:59

E’ intervenuto anche il Garante per l'Infanzia nel caso della scuola Borrello Fiorentino di Lamezia Terme.  A scrivergli i genitori dei piccoli all’interno di un caso che non accenna a sgonfiarsi. Da un lato i docenti del Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti, frequentato nella quasi totalità da stranieri, che, dopo essere stati trasferiti in un’altra ala della scuola a cui si accede da un percorso degradato, accusano i genitori dei piccoli, che hanno sollecitato lo spostamento, di essere mossi da motivazioni di tipo razziale e la scuola e il Comune di avere assecondato questo tipo di logiche. Dall’altro una rappresentanza dei genitori, incontrata da LaCNews24, che ribadisce di portare avanti un ragionamento a cui il colore della pelle è estraneo, pensando solo ai diritti dei bambini e all’evitare promiscuità. 

 


La promiscuità ci sarebbe già stata

 Promiscuità: questa la parola chiave. Quello che i genitori dei piccoli vogliono, sottolineano, e che siano evitate possibili occasioni di questo tipo. Gli episodi, a loro dire, ci sarebbero già stati. Qualcuno dei corsisti adulti avrebbe utilizzato il bagno dei bambini, pur avendone un altro destinato a loro. Un caso isolato che ha però allarmato i genitori decisi ad agire fino in fondo per evitare che possa ricapitare, spinti anche dal fatto che, mentre prima i corsi per adulti erano serali, ora sono dislocati in tutto l’arco della giornata. Ipotesi di promiscuità che il Garante, rispondendo alla richiesta fatta da Rosina Mercurio, avvocato e madre di uno dei piccoli, ha chiesto al dirigente della scuola Lorenzo Benincasa di approfondire per poi riferire.Ma non è tutto. La questione è complessa, articolata, piena di sfumature non del tutto chiare. 

 

Le posizione del Cpia Provinciale e della Prefettura

Se da un lato, infatti, il Cpia ha contestato lo spostamento nelle motivazioni che lo avrebbero mosso e ora contesta le condizioni disagevoli dell’entrata che a breve l’amministrazione ha promesso di sanare, dall’altro c’è un dirigente provinciale del centro che non si è mai opposto al trasferimento e che di questa polemica non ne vuole sapere nulla. C’è poi la Prefettura che ha fatto un sopralluogo ritenendo che lo spostamento sia idoneo.

"Violato il diritto allo studio e quello alla salute"

Potrebbe sembrare un “tutto è bene quel che finisce bene”. Ma non è così. Per i genitori dei piccoli il Cpia deve essere trasferito in altra sede. La sua presenza lederebbe più di un diritto dei bambini. Ad esempio, quello allo studio, spiega l’avvocato Amato, madre di uno dei piccoli studenti, perché priverebbe la scuola Borrello della possibilità di potere utilizzare tutti i locali a sua disposizione. “Non abbiamo un laboratorio informatico né uno teatrale perché mancano gli spazi. Anche la mensa è stata recuperata in un’aula” denunciano. Mensa che, tra l’altro, sarebbe in parte invasa dai mobili spostati per fare spazio al Cpia.

Insomma, i bimbi iscritti alla Borrello – Fiorentino verrebbero penalizzati nella completezza dell’offerta formativa. Ecco perché avrebbero minacciato il dirigente scolastico di trasferire altrove i loro figli e non per ragioni razziali. C’è poi il diritto alla salute. Per i genitori il fatto che vi siano soggetti adulti nella scuola che non sono tenuti, così come i docenti e il personale Ata, a presentare un’auto certificazione sulle vaccinazioni effettuate è grave. Rappresenterebbe un rischio per la salute dei minori. 

 

Quegli atti che non si riuscirebbero ad avere 

Altro nodo da sciogliere per i rappresentanti dei piccoli studenti è l’atto che autorizzerebbe il Cpia ad avere sede in quei locali. Loro lo avrebbero chiesto più volte senza alcun esito, precisa Mercurio. Il dubbio è che qualcosa non torni e a suffragare questo sospetto, spiegano, è l’elenco ufficiale dei Cpia in cui quello lametino risulta essere nell’anno 2017-2018 in altra sede.

 

C’è, infine, un altro aspetto ancora. Ad evidenziarlo è un altro genitore Gennaro Calidonna, anche lui avvocato. La normativa prevedrebbe che se il Cpia fosse autonomo potrebbe godere di un cospicuo finanziamento. Insomma, dalla separazione delle due scuole, entrambe pubbliche, secondo i genitori, godrebbero entrambe le parti.

 

Tiziana Bagnato

Giornalista
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