Abuso d'ufficio e truffa aggravata, indagata l'assessore regionale Barbalace

Le contestazioni si riferiscono al periodo in cui svolgeva le mansioni di componente della commissione di Riesame per la concessione di fondi europei
di Redazione
5 luglio 2017
15:49
Carmela Barbalace
Carmela Barbalace

Abuso d’ufficio e truffa aggravata in concorso. Sono queste le accuse che la Dda di Reggio Calabria muove nei confronti dell’assessore regionale Carmela Barbalace nell’inchiesta “Mandamento jonico”. Non si tratta di fatti di mafia, ma un episodio che vede la Barbalace protagonista in quanto componente della Commissione di Riesame relativa ad alcuni fondi europei.

Le condotte contestate alla Barbalace

Secondo la Procura, infatti, l’attuale assessore, Giuseppe Scaramozzino, Giuseppe Zimbalatti, Francesco Chiellino, Giovanni Aramini, Salvatore Spinelli e Domenico Denisi, avrebbero messo in piedi questa truffa con artifici e raggiri consistiti, per Scaramozzino, nel «simulare la sussistenza dei presupposti, in realtà inesistenti, necessari per fruire del beneficio di seguito indicato, ed in particolare: Nell’attestare falsamente il possesso dei requisiti previsti dal bando relativi al possesso di competenze e conoscenze professionali maturate attraverso lo svolgimento di attività agricola (lavoratore dipendente) per più di due anni, requisiti in realtà non posseduti alla data di presentazione della domanda di aiuto al PSR Calabria 2007/2013 misura 112 e 121. Requisiti che, invece, attestava di possedere presentando una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà datata 02.09.2010, con la quale affermava di essere in possesso dei requisiti di ammissibilità per l’accesso agli aiuti previsti dalla misura 112 “PSR CALABRIA 2007/2013”, in particolare: di possedere conoscenze e competenze professionali maturate attraverso lo svolgimento di attività agricola (lavoratore dipendente) per più di due anni; di garantire, ad oggi e per tutta la durata dell’impegno sottoscritto, un impiego di lavoro necessario per la conduzione della propria azienda non inferiore ad 1 ULA (2100 ore lavorative annue)».


 

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Per Chiellino, la condotta contestata è quella di «predisporre l’istruttoria dell’istanza prodotta dall’imprenditore agricolo Scaramozzino Giuseppe, validando il contratto di locazione sottoscritto dalla ditta con i signori Martelli Caterina, Scaramozzino Giuseppe, Scaramozzino Carmelo, Scaramozzino Gentile Vincenzo e Scaramozzino Antonio in data 08/01/2008 registrato all’Agenzia delle Entrate di Locri in data 09/01/2008 e avente la durata di anni 15, non rispondente al requisito prescritto dal bando di essere debitamente registrato, dal momento che l’articolo 2643 del Codice Civile dispone che i contratti di locazione dei beni immobili aventi una durata superiore a nove anni vanno resi pubblici col mezzo della trascrizione; quindi svolgeva la sua funzione senza rilevare le violazioni procedurali sopra descritte e senza verificare che la pratica fosse espletata secondo legge». Zimbalatti, invece nel «predisporre e sottoscrivere il decreto di concessione di finanziamento, primo premio di insediamento di € 35.000,00, emesso dalla Regione Calabria a favore di Scaramozzino Rosario, dopo i 18 (diciotto) mesi dall’insediamento (per primo insediamento si intende apertura della partita iva ed iscrizione alla Camera del Commercio), in contrasto con quanto indicato all’art. 13 comma 4 del Reg. (CE) n. 1974/2006 della Commissione del 15.12.2006 (…) la decisione individuale di concedere il sostegno all’insediamento dei giovani agricoltori deve essere adottata entro diciotto mesi dal momento dell’insediamento (…);quindi svolgeva la sua funzione senza rilevare le violazioni procedurali sopra descritte e senza verificare che la pratica fosse espletata secondo legge».

 

Per Aramini, Barbalace e Spinelli: «Pp.uu. componenti della commissione di riesame relativamente alle istanze prodotte dagli esclusi della graduatoria provvisoria del bando regionale PSR Calabria misure 112 e 121, nell’esaminare l’istanza di riesame dello Scaramozzino Giuseppe, non sottoscritta, e redigere il verbale schema di esame ricorso, attestando “verificata la dichiarazione relativa alla vendita diretta nell’ambito della relazione tecnica, si procede alla valutazione. Per la misura 112 il punteggio è pari a 26,5, mentre per la 121 risulta essere 25.”; quindi svolgevano la loro funzione senza rilevare le violazioni procedurali sopra descritte e senza verificare che la pratica fosse espletata secondo legge».

 

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Per Domenico Denisi «nel redigere e sottoscrivere, inviandoli per l’istruttoria, alla Regione Calabria – Assessorato all’Agricoltura: il quadro economico di progetto, consuntivo di spesa I° SAL e relazione lavori in economia attestando la realizzazione di una recinzione con pali di castagno, con 3 ordini di filo d’acciaio elicoidale spinato, quando invece il sopralluogo eseguito dal CTU dr. Antonio Irlando e personale del Nucleo Antifrodi Carabinieri di Salerno permetteva di accertare che in luogo della palizzata in legno era stata realizzata una recinzione costituita da un muretto in cemento con pali in ferro e rete metallica. Contabilizzando nell’elenco fatture, la fattura n. 3/I emessa il 18.03.2011 dal vivaio piante “Franco” avente descrizione “lavoro recinzione in pali di castagno aventi diametro in testa di 80 – 100 mm, posti alla distanza di 3 m e con altezza minima fuori terra di 1,2 m, portanti strutture di delineazione in opera, compresi accessi, passaggi e ogni altro onere”; il piano di miglioramento aziendale (PMA) attestando una redditività aziendale pari al 60% dell’ultimo reddito di riferimento extra agricolo, come definito dall’ISTAT (€ 19.967) e garantendo l’impiego di 1 ULA (Unità Lavorativa Aziendale) all’insediamento, al fine di conseguire il sostegno all’insediamento dei giovani agricoltori misura 112 e 121 del PSR Calabria 2007/2013, elemento essenziale per l’idoneità del progetto e dimostrare i requisiti previsti dal bando; in particolare nei modelli del piano riferiti alla situazione iniziale - quali il 5 e il 13 - vengono esposti gli stessi dati dei medesimi modelli riferiti però alla situazione finale».

 

Per l'erogazione di alcuni fondi europei, indotta in errore l'Arcea

 

Tutte queste condotte «inducevano in errore l’ARCEA (Agenzia Regione Calabria per le Erogazioni in Agricoltura che, previo esito positivo dell’istruttoria, eroga il contributo comunitario emettendo il decreto di pagamento in favore dell’imprenditore agricolo richiedente), circa la regolarità dei presupposti per il riconoscimento delle richieste contribuzioni comunitarie, e così intenzionalmente procuravano a Giuseppe Scaramozzino l’ingiusto profitto della indebita percezione a tal titolo di € 35.000,00 per la misura 112 ed € 20.086,85 quale 1^ sal sulla misura 121, così cagionando allo Stato Italiano ed alla Comunità Europea un correlativo danno patrimoniale di rilevante gravità e compivano atti idonei diretti in modo non equivoco a procurare l’ulteriore ingiusto profitto che sarebbe derivato dall’esecuzione del decreto a firma del dr. Zimbalatti, Dirigente Generale della Regione Calabria - Dipartimento 6 -Agricoltura, Foreste e Forestazione n. 32256 del 03.08.2010 con il quale era stata deliberata la concessione di un contributo economico pari ad € 69.129,62 - misura 121 abbinata alla 112, reato non portato ad ulteriori conseguenze, per cause indipendenti dalla volontà dello Giuseppe Scaramozzino e degli altri concorrenti, atteso l’intervenuto decreto di sequestro del fascicolo della pratica in questione emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria in data 6 novembre 2012».

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