Attacchi e offese alle forze dell’ordine: chiuso gruppo Facebook amministrato dal figlio del boss Mancuso

Per i suoi contenuti violenti disposta dalla Polizia postale la chiusura del gruppo fondato e amministrato da Emanuele Mancuso. I sindacati di Polizia e le associazioni ConDivisa, AmmazzateciTutti e Sostenitori Forze dell’Ordine, hanno presentato un esposto alla Dda
19 dicembre 2016
12:42

“Al Di Sopra Della Legge - Intoccabili Autorizzati a Delinquere”, era questo il nome di un gruppo Facebook fondato e amministrato da Emanuele Mancuso, 27enne di Limbadi figlio di Pantaleone Mancuso, che nei giorni scorsi è stato al centro di una serie di polemiche sollevate anche dal massmediologo Klaus Davi che così affermava in un post: «Un gruppo aperto e quindi pubblico, visibile a tutti, che ha come scopo enfatizzare casi di cronaca nera che vedono come presunti responsabili membri delle forze dell'ordine e deridere lo Stato, la Chiesa Cattolica e associazioni antimafia».


Oggi quel gruppo è stato chiuso è stato chiuso dalla Polizia postale e delle comunicazioni per i suoi contenuti violenti e di attacco alle forze dell’ordine e a esponenti dell’antimafia.


«Un sentito ringraziamento alla Polizia postale e delle comunicazioni, all’Arma dei carabinieri e alla nostra Cyberintelligence per la chiusura di questo gruppo», dichiarano in una nota Giuseppe Brugnano, segretario calabrese del sindacato di polizia Coisp e Lia Staropoli, presidente dell’associazione Condivisa, anche lei presa pesantemente di mira su questo gruppo Facebook per il suo impegno a favore delle forze di polizia.

«La nostra gratitudine – continuano - va anche a tutti i parlamentari intervenuti sulla questione. Abbiamo querelato tutti i partecipanti del gruppo che da settimane prendono di mira carabinieri, poliziotti, la giornalista del Quotidiano del Sud Enza Dell’Acqua, il segretario generale del Coisp Franco Maccari, le associazioni ConDivisa e AmmazzateciTutti. Ritenuti ‘colpevoli’ dagli autori degli scritti diffamatori di aver sostenuto e difeso carabinieri, poliziotti e finanzieri.

Particolarmente efferati e diffamatori gli attacchi da parte di alcune donne qualcuna sul proprio profilo ha persino in bella mostra il logo ‘Stop alla violenza sulle donne’. Come se non fosse una violenza grave minacciare, diffamare, perseguitare con un modus operandi da cyberbulli di matrice ‘ndranghetista delle persone perbene».

I rappresentanti sindacali regionali dei sindacati di polizia Sap e Coisp, Michele Granatiero e Giuseppe Brugnano, le associazioni Condivisa, AmmazzateciTutti e Sostenitori Forze dell’Ordine, rappresentante rispettivamente da Lia Staropoli, Alessandro Pecora e Massimo Martini, hanno sottoscritto un esposto alla Direzione Distrettuale Antimafia su tutte le vicende concernenti le diffamazioni e le minacce dei componenti delle famiglia di ‘ndrangheta sui social.

 

Le precisazioni degli amministratori del gruppo. La versione del sindacato di Polizia Coisp e dell’associazione ConDivisa, ripresa peraltro dalle agenzie di stampa Ansa, Agi, Agenparl, viene in queste ore smentita dagli amministratori dello stesso gruppo attraverso numerose mail giunte in redazione. Nelle stesse si precisa che «il gruppo è stato chiuso alle ore 22:58 (di domenica 18 dicembre, ndr) di comune accordo con gli amministratori ed operatori dello stesso al fine di consentire un lavoro sereno e obiettivo degli organi preposti e nel caso in cui vi fossero dei reati rispondere nelle sedi devolute ad esso».

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