Scioglimento Lamezia: «La mercificazione dei voti ha riguardato assessori e consiglieri»

Dal decreto che ha segnato la fine dell’Amministrazione Mascaro emergono nuove pesanti accuse: dimissioni funzionali a un falso perbenismo, sistema di appalti ad hoc, sindaco impegnato come avvocato in un processo in cui il Comune era parte civile
di Tiziana Bagnato
18 dicembre 2017
14:35

«La mercificazione di voti avvenuta nella campagna elettorale del 2015 ha riguardato indistintamente esponenti di maggioranza ed opposizione in primis presidente e vice presidente del consiglio nonché diversi assessori». Nel decreto di scioglimento del Comune di Lamezia, avvenuto lo scorso 24 novembre, la relazione prodotta del prefetto di Catanzaro Luisa Latella lo dice chiaramente. Nella bufera vengono tirati dentro anche membri della giunta cittadina. In relazione poi alle ripetute dimissioni secondo il prefetto «queste costituiscono un grave indizio del sistema utilizzato per nascondere l’infiltrazione ed il condizionamento della criminalità organizzata dietro un apparente perbenismo».

Mascaro avrebbe difeso gli Iannazzo in un processo in cui il Comune era parte civile


Per quanto riguarda il ruolo di Mascaro, sindaco e allo stesso difensore delle cosche, nella relazione del Prefetto viene svelato il clan difeso dal primo cittadino in un processo in cui il Comune sarebbe stato parte civile, quello degli Iannazzo.


Nelle determine dirigenziali illegittimità con probabile rilevanza penale


Grave il quadro disegnato dalla Latella in merito poi alle determine dirigenziali: «Diffusa casistica di illegittimità ed illeciti che potrebbero avere rilevanza penale si legge», con particolare riferimento al sistema degli appalti. Qui sarebbe stato approntato un sistema per rendere aggiudicatarie sempre le stesse ditte e permettere loro di recuperare il ribasso.
Il prefetto tiene poi a sottolineare che il fatto che questi atti siano legati all’attività gestionale della dirigenza, «non consente di ritenere indenne l’amministrazione da ogni responsabilità rispetto ad una mala gestio».

 

Mala gestio che secondo Latella sarebbe ampiamente ravvisabile nella vicenda dell’affidamento del verde pubblico, degli appalti e dei beni confiscati. In particolare, un bene confiscato sarebbe stato assegnato ad una società inattiva perché sottoposta ad indagini su indebite percezioni pubbliche, falso in atto e truffa nei confronti dell’Arcea (Agenzia Regione Calabria Erogazioni per l’Agricoltura) e di cui un socio sarebbe vicino ad una cosca del crotonese.

Dal 1991 gli stessi personaggi


Latella parla di un filo rosso che collegherebbe i tre scioglimenti del Comune. In sostanza, dal 1991 ad oggi, tramite un ricambio generazionale, sarebbero presenti gli stessi elementi di disturbo ed infiltrazione.

Tiziana Bagnato

Giornalista
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