Sette anni fa la rivolta dei migranti a Rosarno, il sindaco: «Siamo ancora in piena emergenza»

Una protesta che mise in ginocchio la città e oggi, a distanza di anni, nulla sembra cambiato. Il primo cittadino, Giuseppe Idà, rivolge il suo appello direttamente al ministro Minniti: «Venga a visitare Rosarno, siamo invasi dai migranti»
7 gennaio 2017
15:40
La rivolta a Rosarno (2010)
La rivolta a Rosarno (2010)

7 Gennaio 2010: auto distrutte, abitazioni e negozi danneggiati, incendi: scene da guerriglia urbana quelle vissute a Rosarno sette anni fa per la protesta dei lavoratori extracomunitari. A fare scoppiare allora la rivolta fu il ferimento con un'arma ad aria compressa, da parte di un gruppo di sconosciuti, di alcuni immigrati di ritorno dai campi. Fu questa la scintilla che animò circa 2000 immigrati che, armati di spranghe e bastoni, misero e ferro e fuoco alcune delle vie principali della città. Furono giorni di tensione e scontri, diversi i feriti e i danneggiamenti.

 


Oggi l’appello del sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà, che rivolge il suo appello direttamente al ministro degli Interni, Marco Minniti: «Sono trascorsi esattamente sette anni dalla rivolta di Rosarno. Purtroppo, nonostante i buoni propositi, la situazione è sempre disperata. La città è letteralmente invasa da migranti che vivono in condizioni disumane e l'agricoltura, primaria fonte di sostentamento per rosarnesi e immigrati stessi, è sempre più in ginocchio. Siamo ancora in piena emergenza e nessun modello di integrazione è stato concretamente creato, nonostante il tempo trascorso. Il mio appello va al Ministro Minniti che invito formalmente a visitare la città, con la speranza che possa intervenire con provvedimenti celeri e risolutivi». (m.s.)

 

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