“Si continua a negare il Diritto all’acqua potabile ai cittadini di Lamezia”

È quanto sostiene il geologo Mario Pileggi del Consiglio Nazionale di Amici della Terra: “In pratica ai 70 mila abitanti di Lamezia Terme il diritto alla regolare e continua fornitura dell’acqua potabile è negato in tutte le stagioni dell’anno”
10 luglio 2017
19:06

“È da irresponsabile disporre la riduzione e interruzione della fornitura dell’acqua potabile ai cittadini e alle famiglie di Lamezia Terme senza alcun preavviso come si sta verificando anche in questa stagione estiva.


I disagi e danni provocati a decine di migliaia di persone in particolare malati e anziani per il disservizio idrico sono gravi e ingiustificabili. Anche perché non si tratta di un evento isolato o imprevisto.


 

Nella seconda domenica di luglio, infatti, si è ripetuto quanto successo già qualche settimana fa:“si è fermato l’impianto Sorical di Scinà e il mancato approvvigionamento ai serbatoi di Bella Alto e Bella Basso oltre che di Magolà ha risvegliato parte della città senz’acqua” come spiegato dal geom. Sesto del Servizio Idrico della Multiservizi. Lo stesso geometra ha evidenziato che il disservizio dipende dalle continue “interruzioni e riduzioni imposte dalla Sorical” mentre “i famosi piani di investimento della Sorical per ottimizzare e modernizzare il sistema” non sono stati realizzati”.

 

È quanto sostiene il Geologo Mario Pileggi del Consiglio Nazionale di Amici della Terra: “In pratica ai 70 mila abitanti di Lamezia Terme il diritto alla regolare e continua fornitura dell’acqua potabile è negato in tutte le stagioni dell’anno. “Un diritto umano e fondamentale” negato non per l’indisponibilità dell’acqua ma per decisione di chi è preposto a garantire la continua erogazione di acqua potabile in ogni famiglia e attività commerciale.

 

Ma c’è di più: il diritto all’acqua è negato agli abitanti del comune che all’interno dei suoi 162 chilometri quadrati di territorio dispone più di cento sorgenti capaci di fornire quantità d’acqua sufficienti a soddisfare un città con il quadruplo degli attuali abitanti di Lamezia Terme. Solo quattro delle sorgenti presenti: Candiano, Sabuco, Cappellano e Risi possono fornire ogni anno circa 20 miliardi di litri di acqua oligominerale. In pratica la stessa quantità d’acqua che viene immessa nella rete del comune di Catanzaro per fornire ad ogni cittadino residente 617 litri al giorno di acqua potabile.

 

Pur vivendo nel comune più ricco di acqua del BelPaese, per i cittadini di Lamezia Terme la quantità di acqua potabile teoricamente fornita è invece sempre meno della metà di quella fornita per ogni cittadino di Catanzaro e per ogni cittadino di Cosenza che è di ben 643 di litri al giorno.

 

Sulle variazioni e sulle reali quantità d’acqua fornita giornalmente dalla So.Ri.Cal. ai vari comuni, com’è noto, non c’è adeguata trasparenza. Significativo in proposito è il caso di Lamezia Terme dove, dai pochi e contraddittori dati resi noti anche da “Italia Sicura” e Multiservizi emerge una forte variazione della quantità d’acqua immessa nella rete comunale. Si pensi che il volume d’acqua fornita era di 13 milioni di metri cubi nel 2010. Dopo due anni, nel 2012 la quantità si dimezza e viene indicata pari a 6, 631 milioni di metri cubi. Mentre nel 2015 viene quantificato in 9,8 milioni di metri cubi. Le perplessità sui dati e sulle forniture aumentano se si osserva il dato sulla quantità d’acqua erogata, cioè quella che arriva ai rubinetti dei cittadini ed è misurata dai contatori delle utenze che rimane mediamente intorno ai 5 milioni di metri cubi all’anno.

 

D’altra parte non si comprende perché la So.Ri.Cal non intende garantire ai 70 mila cittadini lametini la “continua erogazione di Acqua in ogni famiglia o attività commerciale della Calabria” come viene sottolineato dalla stessa So.Ri.Cal. nel proprio sito web.
Come non si comprende perché senza alcun preavviso si lasciano senz’acqua potabile molte decine di migliaia di cittadini e famiglie che hanno pagato e pagano con regolare continuità le tasse e quanto dovuto per avere il regolare e continuo servizio idrico.

 

Per quali logiche aziendali si continua a negare il “diritto all’acqua” che è anche un “diritto alla vita” come affermato nella “Dichiarazione universale dei diritti umani”?


E perché nella regione d’Italia più ricca d’acqua si continuare ad ignorare che “È ormai tempo di considerare l'accesso all'acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti umani, definito come il diritto uguale per tutti, senza discriminazioni, all'accesso ad una sufficiente quantità di acqua potabile per uso personale e domestico (per bere, lavarsi, lavare i vestiti, cucinare e pulire se stessi e la casa) allo scopo di migliorare la qualità della vita e la salute” ?

 

A Lamezia Terme e in Calabria -conclude - s’impone una vera e urgente svolta nell’utilizzo del prezioso patrimonio idrico disponibile. Svolta che richiede anche strumenti normativi, attuativi e di programmazione indicati:
- nella Direttiva 2000/60 dell’Unione europea;
- negli Obiettivi della Strategia Nazionale per la Biodiversità per le aree “Acque interne” e “Ambiente marino; e
- nelle azioni della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici del Ministero dell’Ambiente. Strumenti mirati: a proteggere la risorsa acqua, a promuovere un suo utilizzo sostenibile in tutti i settori e a garantire la sua conservazione per le generazioni future”.

 

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