STIGE | Il clan di Cirò al tavolo del Ministero per il business dei migranti

Due degli arrestati, ritenuti funzionali agli interessi della cosca, sarebbero arrivati sino alla segreteria del sottosegretario al Ministero del Lavoro per sbloccare i finanziamenti
di G. B.
10 gennaio 2018
14:44

Gestione dei migranti, aperture di case di accoglienza per minori non accompagnati con l’infiltrazione dei clan, finanziamenti da sbloccare, la ricerca di agganci con politici di caratura nazionale e presunti mafiosi ricevuti al Ministero del Lavoro e in Prefettura a Crotone. C’è di tutto e di più nell’inchiesta “Stige” della Dda di Catanzaro che ha colpito il clan Farao-Marincola di Cirò i cui “tentacoli” sarebbero arrivati sino a Roma, sin nelle “stanze dei bottini”, quelle dove si prendono le decisioni che contano e fanno muovere, e mettere in circolazione, enormi flussi di denaro.

 


Fra gli arrestati c’è infatti anche Aniello Esposito, 37 anni, di Teora, ma domiciliato a Cardito, sempre nel Napoletano. E’ accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, in quanto si sarebbe associato con Palmiro Siena, 61 anni, Carmine Siena, 36 anni, Antonio Anania, 44 anni, Valentino Anania, 36 anni, tutti arrestati e tutti di Cirò Marina, per la gestione della  “Casa di Cura Clinica Sant’Antonio”, cioè una casa d’accoglienza per minori non accompagnati, in modo confacente agli interessi della consorteria mafiosa.

In particolare, Aniello Esposito è accusato di aver concluso una serie di contratti per l’acquisto di merci e fornitura di servizi con imprese controllate dalla cosca cirotana delle quali, inesorabilmente, avrebbe contribuito ad aumentarne il fatturato.

Il centro di accoglienza per migranti

E’ in tale contesto che Aniello Esposito, Carmine e Palmiro Siena, Antonio Anania, Vittorio Bombardiere, 54 anni, e Giuseppe Spagnolo, 49 anni, anche loro di Cirò e pure loro arrestati, tutti soci occulti nella gestione del complesso immobiliare “Casa Sant’Antonio”, si sarebbero ingeriti nella formale titolarità della “Immobiliare Toni di De Vitis Antonio & C. sas”, con sede legale a Cirò Marina, “società riconducibile, pro quota, a De Vitis Antonio,Esposito Antonio, Anania Valentino, complesso nel quale attivavano da settembre 2014 un centro di accoglienza migranti stranieri”.

 

In particolare, Aniello Esposito costituiva una cooperativa denominata “Omnia” e una omonima ditta individuale con le quali si sarebbe ingerito, anche di fatto, nella gestione amministrativa e contabile della struttura ricettiva accreditata, dal mese di settembre 2014, per il tramite di Rizzo Angela titolare della cooperativa “Opus Onlus”, anche lei arrestata, e che collaborava nelle fasi di avvio, come centro di accoglienza di migranti minori stranieri non accompagnati. Con la omonima ditta individuale, appositamente costituita, Aniello Esposito si sarebbe quindi posto quale soggetto che faceva confluire, anche per il tramite delle imprese della cosca fornitrici di beni, quale formale gestore del centro di accoglienza catalizzando i finanziamenti alla “Sant’Antonio” che sarebbero poi finiti nella ‘bacinella’ mafiosa cirotana.  

Le irregolarità ed il ruolo della famiglia Siena

L’iter amministrativo avviato da Aniello Esposito per l’apertura del Centro di accoglienza, secondo l’accusa, sarebbe viziato da macroscopici profili di illegittimità, circostanza chedarebbe ulteriore conto della collusione degli amministratori pubblici con la criminalità organizzata cirotana.

 

Quella dei Siena, tutti arrestati, per gli inquirenti è infatti una “famiglia storicamente contigua alla criminalità organizzata cirotana da sempre, essendo padre e figlio, a servizio della cosca Farao-Marincola per conto della quale sovrintendevano alla gestione della Sant’Antonio”.

Raggiunto l’obiettivo, vale a dire la monopolizzazione delle attività di accoglienza dei migranti, il ruolo di Aniello Esposito, secondo la ricostruzione accusatoria,si sarebbe rivelato ancor più prezioso per l’erogazione dei finanziamenti a copertura dei costi gestionali.

 

L’emergenza ha quindi da un lato agevolato l’infiltrazione nel settore della gestione dei migranti da parte della criminalità organizzata, che disponeva così di una importante struttura ricettiva. Dall’altro lato l’emergenza migranti ha però comportato difficoltà di carattere amministrativo, effetto di protocolli d’intesa tra Ministero dell’Interno e gli enti locali.

 

Le “manovre” per arrivare al Ministero del Lavoro

 E’ il 5 ottobre del 2015 e Aniello Esposito si sarebbe così prodigato per reperire un contatto diretto con un esponente politico di caratura nazionale, il cui interessamento avrebbe consentito di sbloccare i fondi ministeriali destinati alla Prefettura di Crotone.

 

L’intercettazione, il Ministero dell’Interno, i 350mila euro e l’Unità di Crisi. Aniello Esposito avrebbe così contattato un suo amico, assunto nel Comune napoletano di Sant’Anastasia, per avere informazioni. Ecco l’intercettazione:Io sto andando al manicomio che ...sto cercando qualche amico lì al Ministero dell'Interno.., all'Unità di Crisi... perché c'ho bloccato una cosa come trecentocinquantamila euro e non riesco a ...a parlare con un Cristo là...al Ministero dell'Interno..., volevo sapere se c'è qualche amico che possiamo interagire! Perchè se teniamo un riferimento mi metto in macchina e vado a Roma...,basta che ho bisogno di parlare con qualcuno ed esporgli il problema... hai capito?!...”.

Il Ministero del Lavoro, la segreteria del sottosegretario e l’appuntamento

 La ricostruzione dei carabinieri del Ros e della Dda di Catanzaro permette a questo punto di ricostruire un incontro in cui al Ministero del Lavoro si sarebbero seduti due presunti mafiosi per cercare di sbloccare i finanziamenti per il Centro di accoglienza dei migranti di Cirò. “Attivando le proprie conoscenze - ricostruiscono gli inquirenti - in data 6 ottobre 2015 Aniello Esposito avrebbe contattato direttamente il Ministero del Lavoro parlando al telefono con una donna “in servizio presso il gabinetto del senatore Cassano Massimo”, il quale - è bene sottolinearlo - non risulta coinvolto o indagato nell’inchiesta. La donna, stando alla ricostruzione della Dda, avrebbe riferito ad Aniello Esposito che “il senatore stesso gli aveva suggerito di contattare la sua segreteria per fissare un appuntamento con il cavaliere Brattoli Gaetano”, quest’ultimo identificato dagli investigatori quale “Capo della segreteria del sottosegretario di Stato, senatore Massimo Cassano, sottosegretario al Ministero del Lavoro e politiche sociali”. Anche Brattoli non è in alcun modo indagato nell’inchiesta.

 

“La donna in servizio nella segreteria del senatore Cassano - ricostruisce il gip, la Dda ed il Ros - ricontattava Esposito Aniello, al quale comunicava così il giorno e l’orario dell’appuntamento fissato con “il cavaliere”, cioè Brattoli (il giorno 7 ottobre 2015 alle ore 11:30): “…ha detto che per domani va bene, quindi io dire per le undici, undici...che preferisce, undici o undici e mezza?...”.

 

La trasferta romana consentiva, così, di verificare come Aniello Esposito “gestisse la struttura per migranti in stretta sinergia con esponenti della consorteria cirotana”. Da un servizio dinamico di osservazione effettuato dai carabinieri si è riusciti infatti ad accertare che all’appuntamento fissato da Esposito al Ministero del Lavoro partecipava anche Carmine Siena. Si aveva così dimostrazione dell’ingerenza occulta della cosca cirotana nella gestione della “Sant’Antonio”, i cui passaggi più importanti – finanche nelle implicazioni politico-amministrative – vedevano partecipe in prima persona Siena Carmine: questi presenziava persino all’incontro a Roma finalizzato a sbloccare i finanziamenti ministeriali peril Centro di accoglienza di Cirò.

Le intercettazioni e il finanziamento sbloccato

 Gli esiti dell’incontro si sarebbero indirettamente appresi da una telefonata del 30 ottobre 2015 nel corso della quale Aniello Esposito aggiornava l’interlocutore sulla trasferta romana. Abbiamo sbloccato la situazione a Roma...ora sto aspettando solo la Prefettura che fa il... girofondi alComune di Cirò Marina...Ce l'abbiamo fatta...”. Per gli inquirenti, quindi, Aniello Espositoavrebbe condiviso con Carmine Siena, ritenuto personaggio pienamente inserito nel clan Farao-Marincola, i meriti del buon esito della riunione “Abbiamo sbloccato…”.

L’incontro in Prefettura a Crotone

 Sbloccati i finanziamenti a livello ministeriale, Aniello Esposito e Siena Carmine avrebbero infine sollecitato alla Prefettura di Crotone l’accreditamento dei fondi. Un mirato servizio di osservazione dei carabinieri ha registrato, in data 30 ottobre 2015, alle ore 16:12, l’incontro di Aniello Esposito e Carmine Siena con un dirigente del servizio contabilità della Prefettura.

 

L’ennesima dimostrazione di come i personaggi oggi arrestati riuscissero a muoversi ed a sedersi ai “tavoli” che contano: dal Ministero del Lavoro sino alla Prefettura di Crotone.

 

G.B.

Giornalista
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