Circa 60 milioni di euro è quanto la Regione dovrà sborsare a partire da questo giugno per le procedure d'infrazione comminate dalla Comunità Europea e divenute esecutive. E' questo il dato più controverso sullo stato della depurazione in Calabria emerso nel corso della conferenza stampa indetta alla Cittadella per illustrare i finanziamenti destinati al settore deliberati ieri dalla giunta regionale.

Le risorse

La Regione ha, infatti, messo sul tavolo, in favore delle amministrazioni comunali, un tesoretto del valore di 260 milioni di euro per riuscire una volta per tutte a mettere a norma un'impiantistica regionale carente e dannosa per l'ambiente. I provvedimenti assunti dalla giunta sono due: il primo, che ha trovato la piena copertura economica, è indirizzata a finanziare 138 interventi che riguardano 108 agglomerati ricompresi nella procedura d'infrazione aperta dalla Comunità europea nel 2014 e altri 30 contenuti nella comunicazione inviata dal Ministero dell'Ambiente e riguardante altrettanti agglomerati in imminente procedura d'infrazione. Le principali criticità riscontrate riguardano deficit depurativi e fognari. Il secondo provvedimento è destinato a intervenire su ulteriori 127 sistemi depurativi ma la misura non ha ancora trovata piena copertura. I comuni rimasti fuori da questa prima fase di programmazione, ha chiarito il governatore Mario Oliverio, non saranno esclusi dal momento che si è agito accordando priorità alle emergenze. E le emergenze in Calabria sono legate principalmente alle innumerevoli procedure d'infrazione che avranno a breve un peso economico non indifferente.

 

Il caso Catanzaro

Ha tenuto banco, e non poteva essere diversamente, il caso del depuratore di Catanzaro, sequestrato dalla Guardia Costiera di Soverato appena qualche settimana fa. L'impianto rientra tra quelli per cui l'Italia ha ricevuto sanzioni dalla Comunità Europea. Addirittura, secondo quanto riferito dal dirigente generale Domenico Pallaria, il depuratore di Catanzaro "vanta" un procedimento divenuto esecutivo e risalente al 2009. La procedura di costruzione del nuovo impianto, previsto in località Germaneto, è però rimasto impigliato in maglie burocratiche di difficile soluzione. L'Autorità Nazionale Anticorruzione ha infatti sollevato alcuni dubbi sulle gare d'appalto eseguite attraverso il sistema del project financing. Lunedì, secondo quanto emerso, il raggruppamento temporaneo d'imprese, vincitore dell'appalto, sarà convocato in Regione per procedere ad integrare le convenzioni già scritte e sbloccare i fondi inseriti in una delibera Cipe.

 

Luana Costa