Guerra di posizioni: questione uomini, di simboli o di... poltrone?

Gli equilibri in vista delle amministrative restano in molti casi da definire a destra come a sinistra. I partiti relegati sempre più in un angolino.
di Tonino Fortuna
4 aprile 2015
11:02

Il quadro rimane ancora in via di definizione. I tempi, d'altronde, lo consentono. Ci sarà modo di ricomporre all'unus il molteplice, per dirla con Edgar Morin. Ma per adesso, a destra come a sinistra, in vista delle elezioni amministrative in Calabria, il caos rimane totale. Dentro l'uovo di Pasqua non ci sono buone sorprese. E il livello periferico riflette da una parte e dall'altra, la mancanza di progettualità sul piano generale. Dalle regionali in poi, i principali partiti hanno fatto passare mesi prima di analizzare l'esito del voto. E se il Pd si è riunito, ma per tutt'altra ragione, nei giorni scorsi a Falerna, questo momento in Forza Italia deve ancora arrivare. Si naviga a vista, dunque, sebbene incombano le amministrative in alcuni centri importanti della Calabria. E gli equilibri restino da definire. In sospeso ci sono diverse questioni.

A Vibo, nei giorni scorsi, il governatore Mario Oliverio ha provato ad 'imporre' con il suo carisma la figura di Antonio Lo Schiavo. Il giovane professionista ha vinto le primarie, nelle quali si è registrata un'alta percentuale di votanti, ma al momento attende risposte da chi quella competizione l'ha persa, ovvero Pietro Giamborino e da chi alla partita non ha neppure preso parte come Vincenzo Pasqua, esponente  della lista Oliverio in consiglio regionale. Il banco non è saltato. Ma riaggregare il centrosinistra rimane un'impresa difficile. Lo sa bene Pino Soriero che a Lamezia lavora da qualche settimana, in uno stato di assoluta precarietà. Le primarie dovrebbero celebrarsi (il condizionale resta d'obbligo) domenica 12 Aprile, una volta adottati i necessari accorgimenti e placato qualche qualche 'cane sciolto'. Ma si lavora in uno stato di assoluta precarietà.

Mentre  il Pd discute, Forza Italia barcolla paurosamente. E se la leadership di Jole Santelli non appare al momento in discussione, il motivo è soltanto uno: la sua vicinanza a Silvio Berlusconi. Perché sui territori regna il caos. Valga per tutti il caso Vibo. Gli azzurri puntano per le comunali sull'ex magistrato Elio Costa. Nell'accordo rientra il disco rosso agli assessori uscenti ( dunque a buona parte delle truppe di Nazzareno Salerno), ma al momento di ufficializzare l'alleanza il candidato a sindaco rammenta che non potranno esserci neppure le insegne del partito visto che egli guida un progetto sostanzialmente civico. Uno choc per i berluscones, costretti a delegare all'organo nazionale di FI, guidato da Matteoli la decisione sulla strada da seguire. Il responso, annunciato per le scorse ore, non è ancora arrivato. Sarà dunque una Pasqua di suspance!

Nel frattempo, Fratelli d'Italia, unica forza politica a correre in continuità con l'amministrazione uscente, rompe gli indugi. E candida il senatore Francesco Bevilacqua. "Le porte per Forza Italia rimangono aperte". Ma da qui in avanti "non saranno più loro a dare le carte".  L'ex senatore non avrebbe mai accettato di accordarsi al progetto di Costa. Anche perché egli fu uno dei principali artefici delle dimissioni dei consiglieri comunali che comportarono dieci anni addietro la fine del biennio abbondante di amministrazione dell'ex procuratore della Repubblica. Con il conseguente stop a molti dei progetti che egli aveva messo in cantiere. E l'avvio di un periodo di vacche grasse culminato nel dissesto finanziario.  

Oggi, in un centrodestra che con il ritorno di Elio Costa quasi scompare almeno ufficialmente dalla scena politica vibonese, Bevilacqua rischia di rimanere l'unico esponente di partito a candidarsi con i propri colori e la propria bandiera. L'unico salvo inattesi diktat da Roma per  Forza Italia nelle prossime ore.

Giornalista
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