Processo Perseo: parla Giuseppe Giampà, il boss pentito

Ha deposto in audio conferenza Giuseppe Giampà, il boss di Lamezia Terme divenuto collaboratore di giustizia, ‘io capo clan dal 2008 al 2011’
di Mariantonietta Maccuro
3 febbraio 2015
16:02

Lamezia Terme – Parla il boss pentito Giuseppe Giampà e lo fa in audioconferenza da una località protetta. “Buongiorno presidente, buongiorno alla corte, buongiorno a tutti” inizia così la deposizione dell’ex capo cosca all’udienza del processo “Perseo” , in corso a Lamezia Terme.

 


Giampà è un fiume in piena, racconta di che essere “stato capo clan dal 2008 al 2011” anno in cui è stato arrestato. Il boss pentito continua ricostruendo al storia criminale del clan e la guerra con i Torcasio–Cerra-Gualtieri. “Prima del 2004 – ricorda il boss pentito - fino al 2000 eravamo unica cosca e dopo l ‘omicidio di Giovanni Torcasio ci siamo staccati come cosca e abbiamo avuto distacchi con i Cerra- Torcasio-Gualtieri. Nel 2002 in quell’anno venne ammazzato mio zio e quindi quello fu la rottura, ma a maggio del 2001 volevano ammazzare a me e i miei zii non ci volevano credere a sto fatto perché c’era la parentela e invece poi, dopo, hanno ammazzato a lui, a mio zio. Dall’omicidio Zagami è cominciata la vera guerra con i Cerra-Gualtieri-Torcasio”.

 

Alla domanda del Pm “di cosa vi occupavate?” la risposta di Giampà è stata: “un po’ di tutto: omicidi, usura, estorsioni, droga, truffe alle assicurazioni...tranne la prostituzioni, ci occupavamo un po’ di tutto”.

 

Parla poi dei rapporti con le altre cosche lametine e, per quanto riguarda i Iannazzo dice “avevamo nemici in comune, c’era un rapporto imprenditoriale –ha poi aggiunto - facevamo qualche estorsione insieme e parlavamo di lavori da prendere insieme. I rapporti nell’ultimo periodo li curavo io, prima Rosario Cappello, Angelo Torcasio ma nell’ultimo periodo ci parlavo io direttamente con Vincenzo Iannazzo e Antonio Provenzano”. “Ai Iannazzo erano stati affidati, i territori di Sant'Eufemia, l'area industriale, l'aeroporto e la fascia costiera fino a Nocera – continua il collaboratore di giustizia- ai Giampà il territorio di Nicastro, via del Progresso, Feroleto e Pianopoli”.

 

Per quanto riguarda le truffe, Giampà fa i nomi dell'avvocato Lucchino, del perito Rotundo, dell'ortopedico Petronio, dell'assicuratore Mascaro e dell'avvocato Scaramuzzino.

 

Il boss pentito, inoltre, non si lascia sfuggire la politica “I politici facevano a gara per venire da noi – ha detto Giampà - e l'avvocato Scaramuzzino mi fece incontrare il senatore Aiello per avere il nostro appoggio alle elezioni regionali del 2010, elezioni che potevano aiutarci nella concessione degli appalti”.

 

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