La nomina della Giunta e il coraggio di Oliverio

Mario Oliverio ha varato la Giunta. Lo ha fatto nei tempi e modi che aveva indicato più volte nelle varie comunicazioni alla stampa. Oliverio aveva spesso annunciato che avrebbe varato la Giunta non prima della prima modifica dello Statuto. Così è stato.
di Pasquale Motta
25 gennaio 2015
20:09

Buona parte delle previsioni e delle indiscrezioni sono state confermate: dentro Guccione, Ciconte, Lanzetta e De Gaetano. Con la nomina di De Gaetano Mario Oliverio conferma alcune delle sue caratteristiche,  la determinazione ed il coraggio;  a queste se ne può aggiungere tranquillamente un’altra e cioè l’essere in possesso di solidi principi morali e culturali, dote, questa,  ormai rara nella classe politica nostrana. Su De Gaetano, infatti, si era profilata nei giorni scorsi una tremenda tempesta mediatica a proposito di un suo presunto coinvolgimento in una inchiesta di ‘ndrangheta. Mario Oliverio ha tenuto fede ad un principio, anzi, a più di uno per la verità. Il primo principio è quello del garantismo che dovrebbe essere alla base di qualsiasi ragionamento di fronte a vicende di questo tipo; il secondo è stato il mantenere gli impegni politici rispetto a tutta quell’area di PD reggino che aveva lealmente sostenuto Sebi Romeo; terzo principio è la conferma della sua autonomia, non solo rispetto ai partiti, ma anche rispetto alle pressioni che alcune volte si manifestano con particolari campagne di stampa, che mirano a condizionare le scelte politiche. Questa autonomia politica e culturale fa ben sperare sulla possibilità che in questa Regione la musica sia cambiata veramente. Personalmente sono stato tra coloro i quali  sulla vicenda di De Gaetano hanno scritto più volte. Ciò perché ritenevo e ritengo che a nessuno possa essere sbarrata la strada in politica, come in qualsiasi altra professione, utilizzando o costruendo tempeste di stampa al fine di erigere muri di ombre e sospetti intorno a una persona. Se Oliverio avesse mollato su tale principio sarebbe stato l’inizio di una lunga serie di condizionamenti che, inevitabilmente, avrebbero finito per trascinarlo nel pantano dell’immobilismo, una sorte, questa, toccata a molti altri dei suoi predecessori.


La Giunta che Mario Oliverio ha appena varato e che, alla fine dell’iter della modifica dello statuto, sarà completata, dal punto di vista politico è un capolavoro. Guccione rappresentava l’uomo forte della grande alleanza cosentina interna al PD, la sua nomina e la delega, di importanza strategica sul lavoro, rappresentano un grande punto di equilibrio, sia sul piano amministrativo che politico. La nomina di Enzo Ciconte, con relativa delega alla vice Presidenza, oltre che  dare la giusta dignità di rappresentanza alla città di Catanzaro, rafforza tutta quell’area che, nella provincia  Catanzarese, si era schierata con Oliverio transitando dai lidi sicuri del renzismo nazionale e locale, al sostegno al Presidente Oliverio durante le primarie. Maria Carmela Lanzetta stava per diventare un problema per Renzi, le indiscrezioni sulla sua nomina e una certa approssimazione della dirigenza nazionale del PD nel trattare la vicenda, con la conseguente irritazione da parte dell’interessata, stavano per diventare nelle ultime ore un vero e proprio caso politico di rilievo nazionale. Le grandi doti di mediazione politica di Oliverio non solo hanno evitato il caso, ma hanno prodotto un doppio risultato:  da un lato Oliverio ha fatto un favore politico al Presidente del Consiglio e, dall’altro lato, hanno permesso al neo Presidente della Regione di capitalizzare nella propria Giunta quel patrimonio di buone relazioni che, comunque, la Lanzetta ha accumulato nel corso del suo Ministero. Rispetto a Renzi, dunque, ancora una volta, Oliverio ha dimostrato  lealtà e determinazione politica, accrescendo il proprio prestigio verso palazzo Chigi e il suo inquilino. Un prestigio che, anche alla luce dell’evoluzione delle dinamiche politiche nazionali, è destinato a crescere ancora.



Pasquale Motta

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