Adamo, Oliverio, i lupi e le iene

Qualcuno si chiede come mai, spesso, mi accanisco con alcuni analisti politici di casa nostra, in fondo ognuno può dire e scrivere ciò che gli pare. Nessun accanimento, semplicemente cerco di smascherare alcune anime belle che, ostentando una certa critica nei confronti della politica, vorrebbero far passare l’idea di essere inflessibili e coraggiosi capitani della libertà di stampa.
di Pasquale Motta
6 dicembre 2014
11:20

Molti di questi improvvisati e impreparati  editorialisti  politici dell’ultima ora, in realtà,  sono stati per anni al soldo del potere ed ora che,  per una serie di sfortunate condizioni per loro, si ritrovano disoccupati, cercano di alzare il tiro nella speranza che il nuovo potere li chiami per scendere a patti. Ovviamente ognuno può intendere questo mestiere come vuole, quello che non può fare, però, è  di  ergersi a giudice delle azioni e delle idee degli altri, o può anche farlo sapendo, però,  che ci potrebbe essere  sempre qualcun altro  pronto a tirar fuori un piccolo o  grande scheletro dall’armadio e così  sputtanarne la finta moralità professionale con la quale  tenta di accreditarsi al mondo.

C’e stato un tempo, infatti, che una certa pubblicistica cosentina ha lucrato e si è alimentata dello scontro Adamo/Oliverio. Quella nefasta stagione politica a cavallo tra il 2009 e il 2012, infatti, non solo determinò sconfitte politiche per la sinistra di Cosenza, ma fece emergere personaggi del sottobosco dell’informazione i quali, avvezzi a guadagnarsi la pagnotta con la disinformazione e la delazione, espressione di quel giornalismo mercenario che aveva ed ha autorevoli autori nella nostra Regione,  riuscì a mantenere  in vita  giornaletti che, diversamente, non sarebbero stati utilizzati nemmeno  dagli ambulanti per avvolgere la loro mercanzia.


Una delle vittime preferite di questi giannizzeri e della loro scadente carta stampata  fu Nicola Adamo: in quella guerra, infatti, costoro erano schierati con Mario Oliverio, non perché volessero bene all’attuale Presidente della Regione, ma semplicemente perché, in quella fase, potendo lo stesso Oliverio elargire qualche contributo all’editoria locale, poterono far sopravvivere i propri giornaletti e bypassare così la prova dell’edicola. D’altronde erano tempi di guerra politica e le fazioni in guerra si attrezzavano utilizzando ogni strumento utile alla battaglia. Tuttavia, come sosteneva  Adolphe Thiers, spesso i “lealisti sono più realisti del Re” e riescono a trasformare le battaglie nei confronti della fazione avversa, magari esasperando i toni al limite del fanatismo politico, in vere e proprie guerre sante.  Verso Nicola Adamo, per esempio, furono condotte  vere e proprie campagne di denigrazione morale e personale, con copertine  intrise di allusioni pesanti, facendo diventare i retroscena fatti e le bufale verità. Ovviamente, la fazione di Adamo rispose senza risparmiare colpi alla parte avversa. Per fortuna, la guerra politica cesso’, cedendo il passo all’intesa e alla ritrovata sintonia tra i due protagonisti assoluti della provincia Bruzia, Nicola Adamo e Mario Oliverio. Un’intesa che ha già  retto passaggi difficili e delicatissimi: le elezioni politiche del 2013 e le relative primarie del dicembre 2012, le primarie per il segretario provinciale e regionale e, infine, la battaglia per la conquista della Regione. Un’alleanza politica solida, dunque, che sta promuovendo una nuova classe dirigente e che è ancora all’inizio di un percorso politico.  

Fu così che anche gli giannizzeri dell’informazione/delazione dovettero cedere il passo (e la pagnotta) alla pax politica ed alla ritrovata intesa anche umana tra Nicola e Mario.  E’ la politica bellezza. Orbene, l’editoria in un clima di guerra può pure schierarsi a favore di una posizione a scapito di un’altra, ciò è legittimo. Meno legittimo è che ciò avvenga in cambio di qualche prebenda. Tuttavia, sopravvivere nell’editoria di nicchia è difficile, quindi potrebbe pure essere comprensibile sostenere una posizione in cambio di un po' d’olio per  gli ingranaggi delle rotative. Quello che è intollerabile, invece,  è sentire che gli stessi protagonisti di quella infausta stagione, oggi, per recuperare spazio e visibilità,  si mettano a fare le pulci al giornalismo o alle testate che hanno una posizione non pregiudiziale nei confronti dell’equilibrio politico che ha vinto le regionali del 23 novembre. Tralascio di commentare queste ultime considerazioni, perché la considero roba poco seria. Merita una riflessione, invece, il cruccio di fine anno di questi campioni disinteressati di analisi politica: Mario Oliverio (il lupo) si farà condizionare dall’ombra di Nicola Adamo? L’interrogativo è malizioso ed ha il fine di stimolare una dualità che punti a riaprire nuove guerre interne al Pd. Tuttavia, a parte la maliziosità, questo interrogativo rivela che chi scrive non ha ben compreso la fase politica e soprattutto il percorso che ha prodotto questa stagione politica. Mario Oliverio e Nicola Adamo hanno un interesse comune: dimostrare che la loro generazione possa creare le condizioni per mettere la Calabria sui binari giusti  per la salvezza. Magari ciò potrà  sembrare strano ad alcuni osservatori, tuttavia questo obiettivo si chiama  orizzonte politico, un orizzonte che, evidentemente, altri non sono riusciti a costruire e che è stata la chiave per generare il processo che ci ha portato fino ad oggi. È evidente che, dentro questo orizzonte, ognuno abbia il suo ruolo; a Mario Oliverio toccherà governare e lo farà, come ha spesso ripetuto in campagna elettorale, non con la logica dell’uomo solo al comando, ma consapevole che dovrà utilizzare tutte le energie migliori di questa terra per avviare le riforme necessarie e creare le condizioni di sviluppo per questa regione. Nicola Adamo, invece, rappresenta un straordinario patrimonio di esperienza e di relazioni che potrà fornire e mettere a disposizione del nuovo Presidente della Regione, affinché egli possa più agevolmente muoversi dentro questo orizzonte politico. Tutto ciò è stato chiaro fin dall’inizio e né Mario né Nicola hanno fatto niente per nasconderlo. Altrettanto chiaro e’ che, in una tale trasparenza, ci sia molto spazio per l’analisi politica d’informazione seria,  tesa cioè  a stimolare e controllare la politica ed i suoi protagonisti, mentre l’informazione delle iene, invece, rischia la disoccupazione. È la politica bellezza. Quella seria ovviamente.



Pasquale Motta

 

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