Vibo, svolta nel caso Colloca: non fu suicidio

Nicola Colloca, l’infermiere trovato carbonizzato nelle campagne tra Pizzo e Maierato nel settembre del 2010, fu ucciso, bruciato quando ancora era vivo
di LaC tv
10 ottobre 2014
00:00

VIBO VALENTIA - Il suo cadavere fu trovato carbonizzato all’interno di un opel corsa in una zona di campagna tra Pizzo e Maierato. Era il 26 settembre 2010. Quattro anni dopo gli inquirenti non hanno più dubbi: Nicola Colloca, infermiere di 48 anni, in servizio al Suem di Vibo Valentia, non si è suicidato. E’ stato ucciso, bruciato quando ancora era vivo.

 


L’autopsia. La svolta nelle indagini arriva dalla consulenza del medico legale Giuseppe Arcudi, incaricato dal sostituto procuratore di Vibo Valentia, Michele Sirgiovanni, che coordina le indagini con i carabinieri, ad eseguire nuovi accertamenti dopo la riesumazione della salma avvenuta nel marzo scorso. La perizia del professor Arcudi apre nuovi scenari investigativi: Nicola Colloca sarebbe infatti stato colpito con un oggetto, caricato a bordo della sua auto e bruciato ancor prima della morte causata dall’emorragia alla testa mentre l’incendio divampava. Quanto basta per convincere i carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia ad abbondonare definitivamente la pista del suicidio per concentrarsi su ciò che i familiari sostengono fin dall’inizio: omicidio premeditato. Una tesi suffragata anche dalle diverse lettere anonime che in questi anni sono state recapitate da ignoti alla procura e alle varie testate giornalistiche.

 

Sospetti. La domanda adesso sorge spontanea: chi ha ucciso e perché Nicola Colloca? Un quesito che presto potrebbe avere una risposta, il cerchio si stringe e i sospetti degli investigatori sembrano ora concentrarsi nella vita privata dell’infermiere.

 

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