MONEY GATE | Nell’inchiesta della Procura di Palmi spuntano altri indagati

Nei loro confronti il gip non ha adottato alcuna misura cautelare, ma sono stati elevati nei loro confronti specifici capi di imputazione

di Giuseppe Baglivo
29 maggio 2017
15:43

Ci sono anche 9 indagati a piede libero nell’inchiesta Money Gate coordinata dalla Procura di Palmi sulla società Gicos di Cinquefrondi di proprietà di Giuseppe Cosentino.

 


Si tratta di: Francesca Muscatelli, 63 anni, di Cinquefrondi; Marino Carrabetta, 49 anni, di Polistena; Giancarlo Codoni, 55 anni, residente in Svizzera; Antonio Carmelo Perchinunno, 65 anni, residente a Roma; Armando Ortoli, 48 anni, nativo di Napoli ma residente a Spoltone (Pe); Andrea Russotto, 29 anni, di Nuova (Rm), calciatore; Walter Taccone, 70 anni, di Avellino; Vincenzo De Vito, 43 anni, di Ospitaletto (Av).

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A Marino Carrabetta viene contestato il reato di associazione a delinquete insieme a Giuseppe Cosentino, Ambra Cosentino, Stefano Noschesa, Mariella Viglianisi, Marco Pecora, Caterina Zito, Simona Tedesco, Gessica Trimarchi, Carmela Alì Santoro.

 

Carrabetta, dipendente della Gicos srl di Cinquefrondi, viene indicato nel capo di imputazione come intestatario formale di conto corrente “nell’interesse esclusivo di Giuseppe Cosentino”.

 

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Armando Ortoli (ex direttore sportivo del Catanzaro calcio), Andrea Russotto (ex giocatore del Catanzaro calcio), Walter Taccone (all’epoca dei fatti presidente dell’Avellino calcio) e Vincenzo De Vito (direttore sportivo dell’Avellino calcio) sono invece indagati in concorso con Giuseppe Cosentino per il reato di frode sportiva in relazione alla partita Catanzaro Avellino.

 

Antonio Carmelo Perchinunno si ritrova infine indagato quale amministratore unico sino al 25 settembre 2008 della società “Media Comunication sponsoring srl” con sede a Roma e poi in Lussemburgo, il quale – secondo la Guardia di Finanza e la Procura – avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti in favore della società Gicos di Cinquefrondi, di Giuseppe Cosentino, per un ammontare imponibile complessivo di 150 mila euro, con Iva a debito pari a 30mila euro.

 

Giornalista
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