Reggio: i detenuti si mobilitano per accogliere il Giro d’Italia

I lavori si sono concentrati nelle zone di Gallico e Catona, limitrofe al percorso che interesserà la tappa reggina della competizione sportiva
di Redazione
9 maggio 2017
19:35
Reggio Calabria
Reggio Calabria

Anche i detenuti del carcere di Arghillà danno una mano per rendere la nostra Città più pulita ed accogliente in occasione del 100° Giro d’Italia che il prossimo 11 maggio farà tappa a Reggio Calabria.

 


Su input del sindaco Giuseppe Falcomatà e grazie alla disponibilità della direttrice dell’Istituto penitenziario, Maria Carmela Longo, dell’Area Pedagogica del carcere, della Magistratura di Sorveglianza, delle dirigenti del Comune di Reggo Calabria, Loredana Pace e Maria Luisa Longo e dell’Avr, è stata concessa una modifica al programma dei lavori “volontari e gratuiti in favore della collettività” che i detenuti del carcere di Arghillà svolgono già dal mese di settembre 2016 in diverse aree cittadine. Il lavoro è stato concentrato nelle zone di Gallico e Catona, limitrofe al percorso che interesserà la tappa reggina del Giro d’Italia.

 

«Mi sono recato insieme a Cosimo Mazzeo dell’Ufficio Staff del Sindaco Falcomatà, ad incontrare i tre detenuti che compongono, insieme ad un responsabile di Avr, un apposito gruppo di lavoro di manutenzione del verde pubblico cittadino, al fine di consegnare a due di loro le pettorine con l’iscrizione “lavoro in favore della collettività” e per sincerarmi sul buon andamento delle attività» racconta il garante Agostino Siviglia.

 

«Ho potuto così constatare ancora una volta i positivi risultati, in termini di percorso rieducativo trattamentale, fin qui sperimentati con le dette attività ripartive nei confronti della collettività, che per vero hanno consentito ai primi due detenuti che formavano il gruppo originario di lavoro di accedere a misure alternative alla detenzione più ampie, a riprova dell’apprezzabilità del percorso di cambiamento intrapreso».

 

«I detenuti – aggiunge Siviglia - si sentono apprezzati dai comuni cittadini che li osservano quotidianamente mentre svolgono il loro lavoro gratuito di “restituzione” nei confronti della società, e per i detenuti sentirsi apprezzati per il fatto di compiere un’attività positiva, rivolta al bene, fa bene davvero. Leggo nei lori occhi un’espressione di autentica soddisfazione, di rivisitazione critica del vissuto, del passato. Di nostalgia per il bene libero, oserei dire. Forse è solo una scintilla. Ma se anche così fosse, ancor di più bisogna alimentarla e custodirla».

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