‘Ndrangheta: processo “Impeto”, assolti pure in appello i Mancuso

Confermata in secondo grado la sentenza del Tribunale di Vibo. L’operazione era scattata nel 1999 ed il procedimento penale è rimasto a “dormire” alla Dda per 9 anni
di Giuseppe Baglivo
9 maggio 2017
16:36

Assolti per non aver commesso il fatto. La Corte d’Appello di Catanzaro ha confermato il verdetto di primo grado emesso il 24 dicembre 2015 dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Lucia Monaco, al termine del processo nato dall’operazione antimafia denominata “Impeto”. Le assoluzioni interessano tre esponenti ritenuti dagli investigatori di “peso” all’interno della “famiglia” Mancuso: Diego Mancuso, 64 anni, di Limbadi;Pantaleone Mancuso, 56 anni, detto “l’Ingegnere”, di Nicotera (fratello del primo); Giovanni Mancuso, 76 anni, di Limbadi, zio dei primi due.

 


Le richieste di pena. Nei confronti di Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”, la Procura generale di Catanzaro aveva chiesto una condanna a 16 anni di reclusione; per Diego Mancuso la richiesta ammontava invece a 14 anni di carcere, mentre per Giovanni Mancuso  la richiesta di pena era stata di 12 anni di reclusione. Stesse richieste di condanna erano state formulate in primo grado dal pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, che aveva poi appellato le assoluzioni.

Le accuse e l’inchiesta rimasta a “dormire” 9 anni. Due sequestri di persona, usura per milioni di vecchie lire, estorsioni, violenza privata, danneggiamenti e spari in luogo pubblico i reati, aggravati dalle modalità mafiose, a vario titolo contestati agli imputati.

 

Fra le presunte vittime dei Mancuso, il commerciante di Nicotera, Alfonso Carano il quale, secondo l’originaria impalcatura accusatoria che non ha trovato però conferma nel verdetto dei giudici, sarebbe stato sottoposto ad usura, sequestrato, malmenato e poi costretto a scavarsi una fossa in campagna sotto la minaccia delle armi e di un cappio infilato intorno al collo. Gli episodi delittuosi oggetto delle contestazioni partono dal 1993 ed arrivano sino al 1999. Fra le vittime degli interessi dei Mancuso, oltre ad Alfonso Oreste Carano, veniva indicato pure l’imprenditore agricolo Domenico Crea (deceduto nel 2008). L’inchiesta è rimasta a “dormire” nove anni alla Procura distrettuale di Catanzaro.

 

Il collegio di difesa. Diego Mancuso era difeso dagli avvocati Francesco Sabatino e Francesco Schimio; Giovanni Mancuso era assistito dagli avvocati Giuseppe Di Renzo e Francesco Stilo; Pantaleone Mancuso dagli avvocati Francesco Sabatino e Mario Bagnato.

 

Giuseppe Baglivo

Giornalista
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