Il referendum sulla Presila spacca il Consiglio. Passa la fusione a 5 tra le proteste di Spezzano

Dopo una discussione fiume, la legge viene approvata a maggioranza con l'astensione di Ncd e di Orlandino Greco. Oliverio: “Adesso peró serve una legge quadro”
di Riccardo Tripepi
4 maggio 2017
20:07
Il presidente Oliverio
Il presidente Oliverio

Si spacca il Consiglio sulla legge di fusione dei cinque centri della Presila cosentina che andranno a formare il nuovo Comune denominato Casali Del Manco. Al referendum che si è svolto sui territori la maggior parte degli elettori si è espressa per la fusione. Soltanto a Spezzano Piccolo, per pochissimi voti (481 contro 471), c’è stata una prevalenza di no. Le aspettative della cittadinanza, dunque, erano quelle di assistere ad una fusione soltanto per i 4 Comuni che avevano detto di sì (Trenta, Casole Bruzio, Pedace e Serra Pedace).

 


Durante la riunione della I Commissione che doveva mettere a punto la proposta di legge da far arrivare in Aula si è scoperto, invece, che la situazione era assai diversa. Secondo i pareri dei legali di palazzo Campanella, ma anche di un legale esterno interpellato dalla Commissione, la legge sul referendum va interpretata considerando un conteggio complessivo dei voti espressi nei Comuni interessati e non sui singoli territori. Pertanto l’interpretazione fatta propria dalla Commissione, e anche dal governo regionale, è quella che il conteggio dei voti andava fatta sull’intero corpo elettorale dei cinque Comuni e, poiché nel complesso hanno vinto i sì, la fusione deve comprendere anche Spezzano e diventare una fusione a cinque.

 

E, con buona pace anche della rappresentanza dei cittadini di Spezzano che hanno manifestato il proprio dissenso davanti a palazzo Campanella per chiedere il rispetto della volontà espressa sul territorio, la legge arrivata in Aula è stata nel senso di una fusione. Spaccando il Consiglio in modo trasversale. Non solo ha diviso il centrosinistra con le perplessità espresse dal capogruppo della “Oliverio presidente” Orlandino Greco e la sua astensione, ma anche il centrodestra. Se il Misto e Forza Italia sono stati categoricamente per il no, come spiegato dai vari Wanda Ferro, Alessandro Nicolò, Mario Magno e Fausto Orsomarso, il Nuovo Centrodestra tramite Baldo Esposito, pur condividendo le critiche dei colleghi ha scelto la via dell’astensione. Attirandosi gli strali di Forza Italia. Nicolò si è lanciato all’assalto di Esposito: «Mi aspettavo maggiore coerenza da Esposito dopo le critiche alla legge invece di un tiepido “ni”».

 

Secondo i contrari, tanto quelli del centrodestra che per quelli del centrosinistra, la legge andrebbe a commettere una forzatura rispetto alla volontà espressa dai cittadini di Spezzano. «Li avreste quantomeno dovuti incontrare» ha tuonato Wanda Ferro, ma anche Orsomarso ha sottolineato: «Non sono operazioni che si fanno guardando solo ai codici, magari forzandoli, ma rispettando la volontà popolare».

 

Il più critico nel centrosinistra, Orlandino Greco ha precisato: «relativamente ai processi di unificazioni cui inevitabilmente si dovrà andare incontro che non possono rivestire carattere coercitivo. Siamo in presenza - ha detto Greco - di un forte deficit legislativo. Aggregare gli enti locali non è cosa facile. Le fusioni non possono banalmente essere utilizzate da Comuni per ragioni di bilancio e per la soluzioni di crisi esistenti». Greco ha poi fatto un esempio relativo ad altre fusioni come quella di Rossano e Corigliano o quella futuribile tra Cosenza, Rende e Castrolibero. «Se si fa valere il criterio del numero dei voti in generale la fusione sarebbe determinata dai Comuni con la maggiore popolazione e sarebbe inaccettabile».

 

Insomma, un pastrocchio. Per quanto gli altri esponenti del centrosinistra abbiano tentato di difenderlo. Il capogruppo del Pd Sebi Romeo ha ammonito: «Questo non è uno scontro tra tifoserie. Non dimentichiamo che la richiesta di fusione proviene dai Consigli comunali e non da uno o più consiglieri comunali. La fusione a 4, per come spiegato dai legali, ci porterebbe alla quasi certezza di dover annullare l’intero procedimento. In questo modo sì impediremmo la fusione e non rispetteremmo la volontà di quelle Comunità».

 

Al termine dei dibattito ha provato a tirare le fila il governatore Mario Oliverio che ha chiesto di liberare il dibattito da contrapposizioni strumentali e chiesto un’assunzione di responsabilità. «Anche per evitare lacerazioni fra quelle popolazioni». Secondo il governatore la decisione del Consiglio è da considerarsi dovuta, una atto di responsabilità. «Fosse per me rispetterei la volontà dei cittadini di Spezzano, ma la legge non lo consente». Per questo il governatore ha ribadito la necessità per la Regione di dotarsi di una legge quadro sulla materia per evitare ulteriori complicazioni. «Serve una discussione aperta partendo anche dalle esperienze vissute in altre realtà e anche su questa esperienza che ha fatto emergere molti limiti». Magari prevedendo anche un doppio quesito che chiede la volontà ai cittadini nel caso in cui la maggioranza della popolazione degli altri Comuni interessati dalla fusione fosse contraria alla decisione assunta nel Comune di residenza.

 

Sorpresa nella sorpresa, Carlo Guccione concorda con il governatore: «condivido l’impostazione del governatore in toto e la necessità di un approfondimento serio sul tema» ha detto tra lo stupore dell’Aula e la reazione di un divertito Oliverio: «ogni tanto può capitare».

 

Alla fine passa la fusione a 5. Una forzatura sulla volontà popolare per Spezzano e che probabilmente esporrà il fianco a ricorsi e comunque sarà passate al vaglio dal Consiglio dei ministri. Sicuramente lascia spazio ad un interrogativo: ma la discussione in Consiglio e i pareri legali non avrebbero dovuto precedere la consultazione referendaria?

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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