Scomparsa di Maria Chindamo: in una lettera al parroco la svolta del caso?

Don Pino De Masi ritiene la missiva molto attendibile. La Procura di Vibo alle prese anche con i tabulati telefonici e gli impianti di videosorveglianza
di Giuseppe Baglivo
4 maggio 2017
15:30

Una nuova pista per gli inquirenti impegnati nel caso di Maria Chindamo, la donna di 44 anni, di Laureana di Borrello, scomparsa nel nulla il 6 maggio dello scorso anno dopo essere stata aggredita a Limbadi dinanzi al cancello della sua tenuta agricola.

 


Si tratta di una lettera anonima inviata al sacerdote don Pino De Masi, referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro e parroco della comunità “S. Marina Vergine” di Polistena. La missiva, contenuta in una busta, è stata infilata nella cassetta delle lettere della parrocchia. Su un foglio bianco qualcuno ha fornito in forma anonima delle indicazioni precise che don Pino De Masi – nel corso di un’intervista a Chi l’ha visto andata in oda ieri sera - non ha esitato a definire come “super attendibili”.

 

La missiva è stata consegnata dal sacerdote al capitano dei carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro per poi essere trasmessa al pm della Procura di Vibo Valentia, Concettina Iannazzo, che si occupa del caso.

 

Il rapimento, il sangue e la telecamera manomessa. Gli inquirenti hanno da subito escluso il coinvolgimento della ‘ndrangheta nel rapimento di Maria Chindamo e alcuni elementi portano a ritenere quasi certa la presenza di testimoni che hanno assistito all’aggressione ed al successivo sequestro della donna.

 

Si indaga da tempo anche su un particolare di non poco conto: i sequestratori hanno manomesso l’unica telecamera della zona, quella che avrebbe potuto filmare la presenza e i movimenti di chi ha deciso di prelevare con la forza Maria Chindamo e portarla con sè per farla sparire. Sul luogo del rapimento, ovvero nei pressi del cancello della tenuta agricola della donna, gli investigatori hanno trovato diverse tracce di sangue di Maria Chindamo. Nulla trapela però dagli inquirenti sulla possibilità che alcune tracce di sangue, rinvenute sulla Dacia Duster di Maria, possano appartenere anche ad altre persone ovvero ai suoi sequestratori. Appare certo che la donna ha opposto resistenza prima di essere portata via. Ad effettuare tutti i rilievi sui diversi mezzi nella disponibilità di alcuni familiari del marito della donna, e non solo, al fine di individuare eventuali tracce biologiche, sono stati i carabinieri del Ris di Messina.

 

Analisi dei tabulati telefonici. Sulla scrivania del pm Concettina Iannazzo sono finiti pure i risultati dei tabulati telefonici e delle celle di aggancio dei cellulari.Una comparazione necessaria per la ricostruzione degli esatti spostamenti di alcune persone sospettate di aver avuto un ruolo nella scomparsa della commercialista.

 

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Giornalista
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