‘Ndrangheta, faida di Volpiano: annullate dalla Cassazione le condanne all’ergastolo

L’annullamento delle due condanne al carcere a vita, con rinvio ad altra sezione della Corte di Assise di Appello di Torino, riguarda Rosario Marando e Natale Trimboli, entrambi di Platì
di Redazione
27 aprile 2017
21:48

L’annullamento delle due condanne al carcere a vita, con rinvio ad altra sezione della Corte di Assise di Appello di Torino, in accoglimento dei ricorsi proposti dagli avvocati Francesco Lojacono e Giovanna Araniti, riguarda Rosario Marando e Natale Trimboli, entrambi di Platì.

 


Con la sentenza di secondo grado emessa il 17.12.2015, si erano visti confermare le rispettive condanne all’ergastolo per il triplice omicidio di Antonio Stefanelli, Antonino Stefanelli e Francesco Mancuso, tutti di origine calabrese, consumato in Volpiano (TO) l’1.6.1997, all’interno della abitazione di Domenico Marando (già condannato in via definitiva), ed i cui cadaveri non sono mai stati ritrovati. Accolto anche il ricorso della Procura Generale, che aveva impugnato le assoluzioni, pronunciate per lo stesso delitto, nei confronti di Gaetano Napoli e Santo Giuseppe Aligi. Anche per loro dovrà celebrarsi un nuovo giudizio.

 

La Corte di Cassazione, ha annullato con rinvio anche la pronuncia assolutoria di cui aveva beneficiato in appello Antonio Spagnolo, di Ciminà, che in primo grado aveva riportato una condanna a 30 anni di reclusione quale esecutore dell’omicidio avvenuto il successivo 30.1.1998, in Rivalta Torinese, di Roberto Romeo, il quale, secondo l’accusa aveva accompagnato le tre vittime all’appuntamento mortale ed aveva assistito alle fasi successive al delitto.

 

Per quest’ultimo delitto, in precedenza, la Cassazione, accogliendo il ricorso proposto dall’avvocato Francesco Lojacono, aveva disposto l’annullamento della condanna riportata da Domenico Marando, accusato di essere il mandante dell’omicidio.

 

Il relativo processo di rinvio è in corso avanti la Corte di Assise di Appello di Torino, e si è arricchito della testimonianza del neo collaboratore di Giustizia Domenico Agresta, nipote dei Marando. Secondo la tesi accusatoria, le due vicende criminose, tra le più cruente registrate in territorio piemontese, sono da inquadrarsi in una vendetta mafiosa scaturita dal precedente omicidio di Francesco Marando, che gli imputati avrebbero attribuito ai due Stefanelli, al Mancuso ed al Romeo. Un intreccio dunque complesso, che dovrà essere integralmente rivalutato dalla Corte d’Assise d’Appello torinese.

 

 

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