Dal dramma dell'Olocausto a quello dei migranti, Tarsia ancora luogo simbolo dell'accoglienza

Nella giornata di celebrazione del 25 aprile avviate le procedure per realizzare il cimitero dei migranti vicino il campo di Ferramonti
di Salvatore Bruno
25 aprile 2017
15:07
Tarsia
Tarsia

La guerra, la dittatura, la fame e poi la ribellione e quella liberazione maturata il 25 aprile. A Ferramonti di Tarsia il 72mo anniversario di quella storica giornata coincide anche con la presentazione del grande progetto umanitario del cimitero internazionale dei migranti. Una battaglia di civiltà condotta dal leader del movimento Diritti Civili Franco Corbelli «iniziata dopo la tragedia di Lampedusa del 2013 - dice il giornalista – insieme alle istituzioni locali ed alla comunità di Tarsia che ha dato con entusiasmo la propria disponibilità ad accogliere le salme delle vittime dei viaggi della speranza nel Mediterraneo.

 


Ritengo sia una giornata storica: dalla Calabria parte un messaggio di pace veicolato da quest’opera umanitaria. Ed un messaggio – conclude Corbelli – c’è la possibilità dell’integrazione del rispetto anche dopo la morte. Vogliamo trasformare questo luogo di sepoltura in un luogo di vita».

 

Alla cerimonia, sono intervenuti il presidente della Regione Mario Oliverio, Franco Sergio in rappresentanza del presidente del consiglio regionale Nicola Irto, il consigliere della comunità ebraica di Napoli Roque Pugliese, il presidente della Provincia Franco Iacucci. Presenti inoltre i sindaci del comprensorio.

 

«Ferramonti è il luogo simbolo di una pagina drammatica della storia d’Italia, ma anche espressione del contesto di accoglienza di Tarsia, i cui abitanti hanno contribuito a lenire la sofferenza di tanti uomini e tante donne che hanno subito la violenza del regime nazista e fascista. Questo 25 aprile assume un significato particolarmente importante: non è un caso che proprio qui nasca il cimitero dei migranti. Si realizza in questo luogo dove sono immortalate pagine della nostra storia da non dimenticare. Stiamo assistendo al grande esodo di milioni di persone, spinti dalle guerre e dalla fame ad abbandonare le loro case e la loro quotidianità per avventurarsi in traversate dolorose. La Calabria resterà una regione accogliente. Con questo spirito ci avviamo a realizzare questa grande opera di dignità».

 

La giornata di festa e di riflessione, durante la quale il maestro Giovanni Cataldi ha donato un’opera scultorea dedicata agli internati del campo di Tarsia, è stata caratterizzata anche da un atto vandalico. Ignoti infatti hanno cosparso di colla il lucchetto di ingresso costringendo di addetti a rompere la catena per aprire il cancello. Divelto anche il cartello recante gli orari di ingresso. Una bravata che il sindaco Roberto Ameruso ha comunque deciso di denunciare ai carabinieri «Un atto vandalico grave sul piano simbolico, giunto proprio nella notte precedente al 25 aprile. Naturalmente sporgeremo querela. Questo è un luogo sacro e qualsiasi danneggiamento per noi è un attentato alla memoria che riteniamo comunque gravissimo».

 

Salvatore Bruno

 

Giornalista
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