Barriere architettoniche a Reggio: il racconto di una giornata con Emanuele e Domenico (VIDEO)

«C’è ancora tanto da fare per parlare di Reggio come una città a misura di persone disabili». Il nostro viaggio tra le barriere architettoniche con due guide d'eccezione
di Dominella Trunfio
25 aprile 2017
08:19
Reggio Calabria, barriere architettoniche
Reggio Calabria, barriere architettoniche

Emanuele C. ha 15 anni, frequenta il secondo superiore ed è affetto dalla distrofia di Duchenne, sua compagna di vita è una carrozzina a quattro ruote, ma c’è un altro amico speciale al quale è legato, il suo amico Domenico che frequenta la sua stessa classe.

 


Da qualche settimana, Emanuele e Domenico hanno aperto un canale Youtube ‘A ruota libera’ per rispondere alla domanda: ‘Reggio Calabria è una città a misura di persone disabili?’ Da veri youtubers passano a rassegna tutti i luoghi più frequentati: dal Corso alla via Marina, perfino i negozi e i maggiori uffici pubblici, a caccia di barriere architettoniche.

 

Per un’intera mattinata ci uniamo a loro, con la telecamera facciamo il percorso che una persona in carrozzina normalmente affronta in assenza di scivoli incorniciata da una buona dose di inciviltà. «Ogni volta incontro barriere architettoniche, l’appello che voglio lanciare all’amministrazione reggina è che dovrebbe attrezzare meglio la città e quindi migliorarla», dice Emanuele.

 

L’appuntamento è nella centralissima Piazza Duomo, in una giornata di tiepida primavera, accompagnati dall’architetto Fabio Casile, iniziamo il nostro tour. Prima scelta: quella di non prendere il Corso Garibaldi dove da tempo indefinito, proseguono i lavori di rifacimento della pavimentazione.

 

«Facciamo le strade parallele, anche perché sul Corso la mia carrozzina balla troppo», spiega Emanuele. Superata la piazza da poco completata, prendiamo via Tommaso Gullì o almeno ci proviamo. L’unico accesso è un marciapiede stretto e dissestato, dove Emanuele e Domenico lanciano la scommessa: La carrozzina riuscirà a passare?

 

Di appena qualche centimetro, ma sembra che tutto sia andato per il verso giusto, peccato però che alla fine non ci sia lo scivolo per scendere. Domenico aiuta Emanuele a fare manovra. Impossibile, lo spazio è troppo stretto. Si prosegue sullo stesso marciapiede fino alla successiva via. Stessa identica dinamica. Si torna indietro e si cammina controsenso in mezzo alla pericolosa carreggiata. «Proseguendo – dice Domenico – ci sono macchine parcheggiate sullo scivolo, marciapiedi instabili e a volte anche quando la carrozzina ha facilità nel salire, poi viene bloccata da pali della luce o transenne stradali».

 

«L’impressione è quella che la città non sia stata concepita per persone disabili o con difficoltà motorie- spiega l’architetto Fabio Casile – mancano alla base i dovuti accorgimenti strutturali, parliamo di scivoli ma anche di Nasi, ovvero delle semplici penisole che consentirebbero l’accesso a tutti. In alcune zone della città sono stati fatti, ma non ci possono essere solo delle isole felici, perché ogni persona deve essere libera di spostarsi come e dove vuole».

«Da Piazza Duomo siamo arrivati a Piazza Italia percorrendo la strada in controsenso perché abbiamo incontrato troppe barriere architettoniche che mi impedivano di passare. C’erano gradini troppo alti, assenza di scivoli e dove erano presenti c’erano macchine parcheggiate male e sulle strisce pedonali».

 

Proviamo a spostarci sul Corso Garibaldi.«Arriviamo a Piazza San Giorgio e prendiamo il tapis roulan così poi facciamo un giro in via Marina», dice Emanuele. A ridosso della piazza ci sono i lavori e l’ultimo tratto del tapis roulant che collega il Corso al Lungomare, a giudicare dalla sporcizia accumulata all’interno, è chiuso da tanto tempo. Si costeggia la strada e si arriva nel chilometro più bello d’Italia.

 

Sarà anche il più bello, ma sicuramente non il più funzionale. «Proviamo ad attraversare da qui- dice Domenico- no, non c’è lo scivolo dall’altra parte. Proviamo più avanti». Andiamo avanti e avanti ancora, Emanuele inizia ad essere stanco. Alla fine, con un po’ di ansia siamo costretti a muoverci anche qui in controsenso fino alle strisce pedonali che da un lato hanno lo scivolo e dall’altro no. Un giretto in via Marina, ma alla fine ci arrendiamo. «C’è ancora tanto da fare per parlare di Reggio come una città a misura di persone disabili».

 

Dominella Trunfio

Giornalista
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