La figlia soffre, il narcotrafficante Papasidero va ai domiciliari

Singolare sentenza della Corte d'Appello di Reggio Calabria, che attenua la misura detentiva per un uomo condannato a 10 anni: si ricongiungerà con la figlia nella casa della sorella
di Agostino Pantano
29 marzo 2017
12:36
La Corte d’Appello di Reggio Calabria
La Corte d’Appello di Reggio Calabria

Lui è in carcere per una condanna pesante, la figlia soffre per il distacco dal padre, la Corte d’Appello concede al detenuto gli arresti domiciliari. Il particolare cambio della misura detentiva, per motivi di salute che riguardano una famigliare minore del condannato, è stato disposto dai giudici di Reggio Calabria a favore di Vincenzo Papasidero (in foto) che sta scontando una pena di 10 anni per traffico internazionale di droga e associazione a delinquere.

 


L’uomo, che ha già passato in carcere 4 anni, dovrà raggiungere il domicilio della sorella – residente a Forlimpopoli, in provincia di Forlì – dove proseguirà il regime detentivo e si ricongiungerà stabilmente con la figlioletta. La sentenza di accoglimento dell’istanza presentata dal legale del detenuto, vergata dal giudice Rosalia Gaeta, richiama lo stato di sofferenza della piccola “che – si legge nell’atto – risente comprensibilmente della lontananza del padre”, e certifica “il disagio psicologico e fisico da parte della figlia minore”.

 

La scelta di far scontare la pena residua in un regime attenuato e nella cittadina romagnola, invece, viene giustificata dal fatto che il centro dove la sorella di Papasidero vive è “distante da quello teatro degli eventi”, ovvero la Calabria. Contro l'istanza di attenuazione del regime carcerario si era appellata la Procura.

 

Agostino Pantano

Giornalista
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