Le parole dell'Arcivescovo Bertolone nella XXII Giornata della memoria

“Una giornata per fare memoria e la memoria è un capitale, un patrimonio a cui non si deve mai rinunciare. È il ponte tra passato e presente; esprime l’omaggio a coloro che hanno dato la vita, ma interpella la nostra coscienza perché il loro sacrificio sia per tutti una lezione che illumini il nostro presente”. Sono le parole espresse dal presidente della Cec durante la veglia di preghiera organizzata a Locri per le vittime innocenti della mafia
di Rosaria Giovannone
21 marzo 2017
10:15

“Una giornata per fare memoria e la memoria è “un capitale, un patrimonio a cui non si deve mai rinunciare. È il ponte tra passato e presente; esprime l’omaggio a coloro che hanno dato la vita, ma interpella la nostra coscienza perché il loro sacrificio sia per tutti una lezione che illumini il nostro presente”. Sono le parole espresse dal Presidente della Cec, mons. Vincenzo Bertolone, durante la veglia di preghiera organizzata a Locri per le vittime innocenti della mafia. Un momento di alta spiritualità voluto in occasione della XXII edizione della Giornata della memoria e dell’Impegno promossa dall’Associazione “Libera” . Per il presule queste persone, vittime innocenti di mafia, non sono dei numeri ma dei “volti, dei volti sorridenti anche di fronte alla tragedia: preti, laici e persone di vita consacrata, donne e uomini, bambini, ragazzi e adulti, forze dell’ordine e magistrati, cittadini qualunque e lavoratori, professionisti e avvocati falcidiati dalla violenza gratuita, ma vincitori”. Ogni vita strappata – ha detto - è l’umanità intera, che chiede di restare, di non essere cancellata dalla memoria (che sarebbe la peggior morte). Volti, quelli delle vittime di mafia, che ci ricordano come ancora sia calpestato il comandamento di non uccidere”.

 


Facendo memoria di queste persone “possiamo e dobbiamo preparare un mondo nuovo. Un mondo, che, nel progetto originario di Dio, era bello e da curare, era un giardino. Un mondo che, nelle mani dell’uomo, troppe volte, si è tramutato in una selva oscura di violenza, nella quale la vita umana non ha valore. Ma nonostante ciò, le forze del male hanno dovuto sempre constatare che dal sangue di ognuno nascono semi buoni che hanno la meglio sulla zizzania, seminata dal Nemico. Come dire che dalla morte nasce la vita”, ha evidenziato il presule sottolineando che “la vita è un dono e non possiamo restare inermi di fronte a coloro che la vilipendono, la abbattono, la eliminano, le tolgono dignità. Non possiamo restare inermi di fronte alle mafiose e ai mafiosi e ai loro collaboratori, diretti o indiretti. Lo sappiamo, non è più questione regionale o meridionale. Anzi, l’epicentro delle condotte mafiose non sta più nelle nostre regioni, ma altrove. Sta ovunque i mafiosi trovino terreno fertile, cambiando continuamente gli affari-bersaglio: dall’estorsione alla prostituzione, dalla droga all’affare dei giochi, dalla tratta delle persone al traffico di organi da trapianto; dalla violenza criminale alle diverse forme di sfruttamento”. Quindi, per il presidente dei vescovi calabresi una “memoria pubblica delle vittime di mafia è un modo per prevenire e contrastare. Un modo per dire mai più. Mai più, mai più morti, mai più delitti”.

 

Per l’arcivescovo calabrese, con la vicinanza alla vittime innocenti di mafia, “vogliamo rompere l'isolamento ed offrire anche esempi alle nuove generazioni perché simili omicidi e tragedie non accadano più”. Il loro sacrificio “non sia mai vanificato da un’antimafia di facciata, quasi fatta professione; dal male che si trasforma in zizzania ed infesta di sé il campo dei frutti. Da un’antimafia, insomma, che manifesta, urla, strepita, s’indigna, e poi lascia le cose come stanno. Che resta sempre uguale a se stessa, mentre la mafia si trasforma”. Dopo aver ricordato le parole di Giovanni Paolo II e papa Francesco il presule ha invitato nuovamente i mafiosi a “convertirsi” augurandosi che da questa veglia di preghiera, in ricordo di tutte le vittime delle mafie, “dal loro impegno civile, dall’esempio e dall’impegno dei tanti volontari dell’associazione Libera, garanzia di autentica genuinità di bene fatto per bene, si sprigionino sogni di bene, di bellezza, di giustizia e di speranza come bussole del cuore e progetti di vita che conquistino menti e cuori e facciano attecchire nel cuore di tutti, soprattutto dei giovani, una Calabria diversa, un’Italia nuova, un mondo migliore. Per questo sogno parrocchie come fontane del villaggio, alle quali attingere acqua chiara, incontaminata, benedetta e purificatrice. Sogno giovani che, come il buon grano, anche di fronte alla civiltà della morte ed al maligno che spegne i giusti e santi desideri dell’anima, sappiano dire, sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno (Mt 5,37) e, con alto senso civico e di appartenenza, coltivino gli ideali di bene, di pulito, di correttezza, di trasparenza, di coerenza e lasciandosi guidare da Cristo e dalla sua Parola che riscaldano il cuore, illuminano la mente e indicano la direzione giusta per cambiare, per andare oltre questo nostro mondo”. Tutto questo può sembrare utopia, ma non lo è: “questo mondo è esistito. Esiste. Quindi potrà esistere. È abitato da gente che non cerca e non ha la gloria dei riflettori di effimera mondanità. Sono i tanti uomini e donne che quotidianamente, nel silenzio e nel sacrificio, pur se invisibili si vestono da timidi eroi della normalità, alcuni come martiri della fede, altri come ministri e umili servitori dello Stato”.

 

“Consapevole delle sue fragilità, questa terra guarda avanti e vuole lasciare alle spalle un passato triste d’ingiustizie, macchiato dal sangue versato da faide che hanno seminato morte e disperazione. Non vogliamo più morti e sangue innocente!”, è stato il monito del presule: “la nostra terra nutre il sogno di divenire ‘terra di speranza e luogo di bellezza’ e sa di doversi impegnare nel purificare sé stessa da ogni deriva mafiosa”.

 

Rosaria Giovannone

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