Le tensioni del Pd dopo la visita di Renzi. Oliverio e i suoi trattano sulla sanità. Magorno convoca la direzione

In realtà l'unico ad essere soddisfatto è Falcomatà. Magorno e i renziani assai delusi. L'area autonoma del governatore tratta l'appoggio alle primarie
di Riccardo Tripepi
2 marzo 2017
20:51

Il Pd calabrese prova a metabolizzare la visita dell’ex premier Renzi che ha spiazzato un po’ tutti, creando dissapori e innescando gelosie.

 


L’unico che sicuramente può dirsi soddisfatto, il giorno dopo, è il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà. Intanto perché è stato l’unico ad essere avvisato per tempo del suo arrivo. Un caffè di prima mattina non può che essere programmato, così come era programmata la voglia di farsi immortalare insieme sul lungomare, seppur di sfuggita, da qualche fotografia. L’investitura del primo cittadino, che insieme ad altri sindaci del Sud a partire da Ciro Bonajuto di Ercolano sarà chiamato a riorganizzare il partito, è stata palese a tutti. Ancor di più dopo la pubblicazione della foto insieme sui social da parte dell’ex premier che ha proseguito nel giorno successivo il suo tour in Puglia, non degnando nessuno dello stesso trattamento.

 

Chi sicuramente è rimasto deluso, invece, è il segretario regionale Ernesto Magorno, anche come esponente dei renziani doc calabresi, quelli che dalla prima ora hanno seguito Renzi. L’ex segretario non li ha degnati di attenzione in questa sua ultima missione calabra e in molti si sono risentiti. Neanche un foto insieme e neanche un’esternazione del segretario che solitamente è molto prolifico in tal senso. Anzi l’unica reazione del giorno dopo per il segretario è stata quella di convocare la direzione regionale per venerdì e sabato per procedere all’elezione della Commissione per il congresso. Un modo per confermare di essere ancora in sella.

 

Sulla porta è rimasto invece il governatore Mario Oliverio. L’ultimo appuntamento della giornata calabrese del premier è stato dedicato al faccia a faccia con il governatore. “Come da programma” fanno trapelare dagli ambienti vicini al presidente della giunta. In tanti nel Pd, invece, pensano che Renzi abbia acconsentito solo all’ultimo a deviare su Catanzaro per evitare un incidente diplomatico.

 

Il faccia a faccia tra i due è stato assai serrato. L’ex premier ha chiesto conto del risultato referendario e delle intenzioni del presidente in vista delle primarie. Anche in considerazione della nascita di questa area autonoma che fa capo al governatore. Oliverio ha spiegato di essere pronto a sostenere la corsa dell’ex premier, ma ad alcune condizioni. La prima è quella di riuscire ad avere finalmente nelle proprie mani la gestione della sanità. In secondo luogo un certo numero di posti utili nelle liste per le politiche. Il secondo elemento, tuttavia, è meno importante rispetto al primo.

 

Renzi ha dato una disponibilità di massima. Ma l’aveva data anche prima del referendum costituzionale, senza che poi si decidesse nulla. Anche in questo caso i provvedimenti che aspetta Oliverio potrebbero arrivare dopo le primarie del 30 aprile.

 

Un primo passo verso il disgelo insomma è stato compiuto. Anche se la trattativa proseguirà e non è ultimata. Da affrontare, ad esempio, anche il tema della riorganizzazione del partito in Calabria. Oliverio, poi, avrà da convincere anche i più riottosi tra i suoi a convergere su Renzi. Tra questi, ad esempio, il capogruppo Sebi Romeo. Difficile che qualcuno del suo entourage possa sfilarsi ma le tensioni interne al partito, in questa fase, rendono tutto possibile.

 

 Riccardo Tripepi

Giornalista
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