Omicidio Lacaria, il commerciante ucciso dall'amico con un bastone al termine di una lite

Non ancora ritrovata l’arma impropria utilizzata. Oscuro il movente del delitto. Il commerciante di Spadola accusato anche di false dichiarazioni rese al pubblico ministero. L’avvelenamento simulato per depistare le indagini
di G. B.
28 febbraio 2017
13:13
Vibo Valentia, conferenza stampa
Vibo Valentia, conferenza stampa

Omicidio e false dichiarazioni al pubblico ministero. Sono queste le accuse che il sostituto procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Filomena Aliberti, contesta a Giuseppe Zangari per il delitto del commercialista Bruno Lacaria, 52 anni di Spadola. «È una confessione che riscontra le investigazioni già avviate dai carabinieri del Nucleo operativo di Serra San Bruno» hanno affermato poco fa in conferenza stampa il procuratore facente funzioni di Vibo Valentia, Michele Sirgiovanni, e lo stesso pm Filomena Aliberti, titolare delle indagini.

 


Secondo gli inquirenti il tentativo di suicidio con un pesticida sarebbe stato messo in atto da Giuseppe Zangari, 46 anni commerciante di Spadola, per allontanare da sé i sospetti per la scomparsa di Bruno Lacaria.

 

Un delitto, allo stato, senza premeditazione. La svolta nelle indagini si è avuta dalle dichiarazioni dello stesso Zangari che si è autoaccusato dell’omicidio, conducendo sul posto i carabinieri per il ritrovamento del cadavere. I militari stanno in queste ore cercando ulteriori riscontri alla ricostruzione autoaccusatoria di Zangari.

 

Secondo il racconto dell’uomo, sarebbe stato il commercialista Bruno Lacaria a chiedergli di arrivare in auto nel bosco dove è stato poi compiuto il delitto. Zangari ha riferito di aver colpito la vittima con un bastone dopo una lite. Il bastone non è stato però al momento ritrovato. Sul movente del delitto gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo in attesa di tutti gli opportuni riscontri al narrato dello Zangari.

 

Presente in conferenza stampa al Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, il colonnello Gianfilippo Magro, che ha elogiato il pronto intervento dei carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, del Ris di Messina e dello Squadrone Cacciatori. Presenti, inoltre, coloro che hanno dato impulso all’intera attività investigativa: il comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Serra San Bruno Massimiliano Staglianò e il maresciallo dello stesso Nucleo Tommaso Casella che hanno operato con il coordinamento del capitano Mattia Ivano Losciale, comandante della Compagnia serrese.

g.b.

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