‘Ndrangheta: clan Giampà, l’associazione mafiosa ed il riassetto della cosca

Il reato di associazione mafiosa contestato a 12 indagati, tutti di Lamezia Terme
di Giuseppe Baglivo
24 febbraio 2017
12:47

E’ il reato di associazione mafiosa il reato principale contestato dalla Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione “Nuove Leve” contro il clan Giampà.

 


In particolare, il reato associativo viene contestato a: Vincenzo Giampà, Eugenio Giampà, Roberto Castaldo, Gregorio Scalise, Giuseppe Paone, Pasquale Mercuri, Umberto Estino, Francesca Allegro, Francesco Morello, Marco De Vito, Giovanni Cristiano, Danilo Cappello, Francesco Cerra. Il reato viene contestato anche a Domenico Giampà, divenuto collaboratore di giustizia, che avrebbe assunto prima di “saltare il fosso” con gli inquirenti un ruolo di direzione e organizzazione all’interno della cosca.

 

Dopo la carcerazione di Giuseppe Giampà, figlio di Francesco Giampà alias “Il Professore”, fondatore storico della cosca, dal luglio del 2011 il clan si sarebbe diviso in due schieramenti: uno facente capo allo stesso Giuseppe Giampà, l’altro con a capo Vincenzo Bonaddio (cognato di Francesco Giampà) e Vincenzo Giampà. I due gruppi separatamente si sarebbero adoperati nel dare ordini dal carcere ai soggetti ancora in stato di libertà per lo la commissione di episodi di danneggiamento ed estorsivi finalizzati al reperimento di fondi per il sostentamento dei sodali. Il clan Giampà nel settembre 2012, a seguito della intervenuta collaborazione con lo giustizia di Giuseppe Giampà, avrebbe quindi nuovamente cambiato assetto interno con Domenico Giampà, 36 anni, detto “Buccacciello”, che si sarebbe posto a capo del clan.  

 

Dal settembre 2012 nuovo riassetto del clan con Vincenzo Giampà detto "Camacio" quale soggetto che, in seguito alla rottura tra Giuseppe Giampà e lo zio Vincenzo Bonaddio (e comunque in seguito all'arresto e alla successiva collaborazione di Giuseppe Giampà) si sarebbe invece posizionato al vertice della cosca in seno alla quale, unitamente a Vincenzo Bonaddio, avrebbe costituito un nuovo gruppo di "Giovani Leve" attivo nella gestione delle estorsioni.

 

Eugenio Giampà avrebbe invece compiuto atti intimidatori propedeutici alle estorsioni, anche agli ordini diretti di Giuseppe Giampà, oltre al suo coinvolgimento nel porre in essere l'attentato dinamitardo al centra commerciale "La Piazza - Ipermercato Standa".

Giornalista
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