Oliverio rompe il silenzio: No alla scissione, ma non nomina mai Renzi

La presa di posizione a poche ore dall'assemblea nazionale. Magorno choc: Il voto a febbraio incomprensibile al Sud dove il partito è considerato casta
di Riccardo Tripepi
18 febbraio 2017
20:58
Mario Oliverio, presidente della Regione
Mario Oliverio, presidente della Regione

E’ rimasto silente fino all’ultimo istante utile. Il governatore Mario Oliverio proprio alla conclusione della riunione della minoranza dem e a poche ore dall’inizio della fondamentale assemblea nazionale di domani, assume una posizione ufficiale nel dibattito interno al Pd.

 


E lo fa confermando le indiscrezioni trapelate da qualche settimana in ordine alla sua posizione. Oliverio e i suoi, seppure si stanno costituendo in area autonoma, rimangono con i piedi saldamente dentro il Pd.

 

«Mi auguro che si ponga fine ad una furia distruttiva, sempre meno celata, in atto nel dibattito interno al Pd – dichiara Oliverio che boccia ogni ipotesi di scissione – E’ da irresponsabili incentivare o promuovere ipotesi scissionistiche, ma anche insistere su posizionamenti politici autoreferenziali o in un gioco finalizzato alle prevalenze correntizie. Chi si attarda su queste posizioni intende minare nel profondo la credibilità del Pd. Lo svolgimento del congresso – specifica ancora il governatore - non va ridotto al perseguimento di miserevoli obiettivi per il potere e rendite personalistiche. Il confronto congressuale dovrà concentrarsi sugli interessi generali del Paese. Va recuperato lo spirito originario e fondativo del Pd inteso come partito popolare, pluralista e di massa. Al Pd è affidato il compito di guidare la controffensiva per fermare i populismi e le destre europee».

 

I governatori del Sud non faranno la Lega, ma avviano movimenti autonomi

 

Poi il governatore introduce la “specificità” calabrese. «Dalla Calabria vogliamo privilegiare questa concezione. Ai calabresi interessa prima di tutto la Calabria. Il Pd dovrà essere il luogo dove coniugare la rappresentanza degli interessi territoriali con quella dell'interesse generale. Serve un partito federato, fortemente ancorato ai valori della sinistra europea e ad una funzione nazionale capace di riscrivere un nuovo Patto di civiltà e di coesione sociale fra gli italiani, in una Europa che dovrà necessariamente fare i conti con le nuove domande che provengono dai diversi Sud e dall'area del Mediterraneo».

 

Il messaggio di Oliverio sembra chiaro: la sua area, specificamente calabrese, si schiera a sinistra del Pd che verrà, anche se l’attuale minoranza dovesse uscire. Con un’attenzione al Sud, quindi all’area dei governatori, e non schiacciato sulle posizioni di Matteo Renzi. L’ex premier e attuale segretario, come balza subito agli occhi, non viene nominato neanche una volta dal presidente della giunta regionale. I rapporti tra i due, del resto, non sono stati mai ottimi e hanno subito un notevole raffreddamento in seguito alla mancata nomina di Oliverio a commissario della sanità.

 

Chi, invece, è più che mai schiacciato sulle posizioni renziane è il segretario regionale Ernesto Magorno che lancia appelli all’unità ormai al ritmo di uno al giorno. Alla vigilia, poi, l’appello del segretario è diventato anche un attacco frontale al presidente della Puglia Michele Emiliano, con una “confessione” imbarazzante sul come il Pd, soprattutto alle nostre latitudini, sia considerato casta. «L’intervista rilasciata da Michele Emiliano, è a dir poco inaccettabile – dice Magorno - Matteo Renzi deve andare avanti in quanto la strada da lui tracciata, ancora una volta, va nella direzione giusta, quella coesione e visione unanime sul da fare. Condivido interamente la sua linea e non riesco a spiegarmi come si può essere così incoscienti da non capire che è un errore lasciare ai 5 Stelle la battaglia per le elezioni anticipate. Al Sud se si vota a febbraio sarà inevitabilmente una "catastrofe”. Il disagio aumenterà, tenendo conto soprattutto che  il Pd dalle nostre parti è considerato casta!».

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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