Il momento della verità nel Pd. Oliverio equidistante da Renzi e Bersani

Direzione nazionale fondamentale per il futuro del partito. Renzi dirà se si dimette o meno e il percorso fino al voto. In Calabria tutti alla finestra in attesa di un posto al sole
di Riccardo Tripepi
12 febbraio 2017
20:20

Grande attesa in Calabria per la direzione nazionale che dovrebbe dare indicazioni precise sul futuro prossimo del Pd e del segretario Renzi. Le decisioni dell’ex premier sono ancora top secret e verranno svelate solo al momento del suo discorso. Smentite tutte le voci della vigilia e anche alcune dichiarazioni sulle sue dimissioni. Anche il vice segretario Guerini ha rimandato tutto agli appuntamenti ufficiali.

 


«Alla direzione del Pd – ha detto Guerini - il segretario dirà in modo chiaro la prospettiva che intende proporre al partito e al Paese. Da lì, dalla proposta che verrà avanzata, ognuno, mi auguro, assumerà responsabilmente una posizione chiara. Se si anticipa il congresso lo si anticipa davvero, senza formule fantasiose, ma con le procedure e la strada indicate dallo statuto e cioè convenzioni nei circoli e poi elezione del segretario con primarie aperte».

 

La partita del Pd al Sud. I governatori muovono la sfida, ma Oliverio al momento tace

 

Già perché anche sulla data dell’eventuale congresso è scontro aperto tra le varie correnti con la sinistra dem che non vuole un congresso lampo, ma con il tempo necessario, valutato in cinque o sei mesi, per svolgerlo.

Davanti a questo scenario il Pd calabrese è in piena fibrillazione, come dimostrato dalle prese di posizione e dagli incontri delle ultime settimane. Tutti cercano i giusti riposizionamenti per affrontare al meglio la delicata fase che sta per aprirsi.

 

Oliverio pronto a varare la propria corrente dentro il Pd

 

Oliverio e i suoi confermano la strategia approvata durante l’ultima riunione ristretta che ha avuto luogo a Vibo e cioè la formazione di un’area autonoma che possa permettere di vagliare ogni ipotesi senza alcun appiattimento. Equidistanti dall’area renziana e dalla sinistra dem in attesa degli eventi e di capire anche cosa il governo Gentiloni deciderà sulla sanità. Il capogruppo in Consiglio regionale, Sebi Romeo, è stato categorico sul punto: se la sanità non torna ad Oliverio si aprirà lo scontro con il governo nazionale. Ma ancora si attende. E si fa buon viso a cattivo gioco.

 

Lo dimostrano gli apprezzamenti che Oliverio continua a elargire al governo, quello Renzi ma anche quello Gentiloni, sulle politiche per il Mezzogiorno. A tal proposito proprio nello stesso giorno della direzione nazionale il presidente Oliverio, in qualità di Componente della Cabina di regia del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020, insieme al Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, sarà a Roma per partecipare ad una iniziativa nazionale promossa da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil per parlare di impresa e lavoro nei Patti regionali del Masterplan. Nel corso dell’incontro verrà presentato un documento condiviso di valutazioni e proposte sui Patti siglati tra il Governo e le otto Regioni del Mezzogiorno.

 

Con gli altri governatori del Meridione Oliverio non perde i contatti e spinge per una strategia comune, pur bocciando una Lega per il Sud. Evita anche l’avvio di veri e propri partiti autonomi, come sembrano quelli di Crocetta e De Luca, ma sa benissimo che spazi assai interessanti potrebbero aprirsi intorno alla figura del governatore della Puglia Emiliano. La strada imboccata, dunque, non si cambia e ha il pieno sostegno dei parlamentari Censore e Bossio, dei consiglieri regionali Romeo e Mirabello, dell’intero gruppo della Oliverio presidente con qualche perplessità di Vincenzo Pasqua.

 

Abbandonata la sinistra dem, ma anche l’appiattimento sulle posizioni renziane che sembrava quasi certo dopo la campagna per il sì al referendum. Con Bersani sono rimasti Doris Lo Moro e Nico Stumpo, insieme al consigliere regionale di Sel Giovanni Nucera. Stabili le altre correnti che, comunque, aspettano di capire le decisione dell’ex premier per poter decidere come affrontare la prossima e delicata fase.Anche perchè il ventaglio di possibilità è ampio: il Pd deve decidere se e quando fare il congresso, fino a quando sostenere il governo Gentiloni, se approvare leggi elettorali omogenee per Camera e Senato, quando votare per amministrative, regionali siciliane, referendum sul lavoro e politiche. E Renzi dovrà dire se intende lasciare la guida del partito oppure no. Messi alcuni punti fermi la partita si trasferirà dal centro alle periferie.

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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