Colpita da interdittiva antimafia: ora la Camassa di Rosarno non paga gli stipendi

I dipendenti dell’azienda che gestisce la raccolta rifiuti hanno così deciso di incrociare le braccia per protestare contro i ritardi nei pagamenti e per le condizioni insicure in cui operano
di Agostino Pantano
9 febbraio 2017
12:12
I lavoratori della Camassa in protesta a Rosarno
I lavoratori della Camassa in protesta a Rosarno

È di nuovo emergenza rifiuti a Rosarno, dove i lavoratori della Camassa hanno incrociato le braccia a causa del mancato pagamento degli ultimi due stipendi e per le condizioni insicure in cui operano.

 


Piove sul bagnato, quindi, per l’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti nel più grosso dei consorzi fra enti nella Città metropolitana di Reggio Calabria, di cui fanno parte anche Cinquefrondi, San Ferdinando e San Giorgio Morgeto. Da lunedì scorso il servizio è andato in tilt nella sola Rosarno. La società pugliese è ancora gravata da una interdittiva antimafia della prefettura di Bari.

 

Il timore è che la situazione allarmante che per ora riguarda solo un servizio e i 18 lavoratori rosarnesi si possa allargare anche agli altri centri. I lavoratori rosarnesi hanno raccontato che la società risparmia perfino sul vestiario, visto che si trovano ad operare con gli indumenti ereditati da Piana ambiente, il soggetto misto fallito e sostituito dal servizio proprio da Camassa.

 

La posizione del sindaco - Il sindaco Giuseppe Idà, incontrando i lavoratori, ha chiarito che il suo ente ha pagato il servizio. Secondo quanto riferito da Valerio Romano, segretario comprensoriale della Filcams Cgil, l’azienda non ha spiegato che intenzioni ha per il futuro, confermando comunque che negli altri 3 paesi dove svolge il servizio tutti i pagamenti sono in regola e non ci sono lamentele per le condizioni di sicurezza.

 

Agostino Pantano

Giornalista
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