Reggio, revocata l’accoglienza per 20 migranti ritenuti responsabili di disordini all’hotel di Gambarie

Nel decreto si parla di veri e propri “scontri fisici”. I migranti rispondono: «Non riusciamo a spiegarci tutto questo, non ci hanno dato il pocket money, ci troviamo lontani da casa, non abbiamo parenti, chiediamo che il governo italiano ci aiuti»
19 gennaio 2017
07:55
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Da un paio di giorni sono ospiti del Centro di accoglienza “San Gaetano Catonoso” della Caritas di Reggio Calabria, sono i 20 migranti tra cui un minore, che da luglio vivevano all’Hotel Excelsior di Gambarie d’Aspromonte e che  si sono visti recapitare un decreto di revoca di accoglienza, a seguito di incidenti avvenuti il 6 gennaio.

“La responsabile della struttura alberghiera – si legge nel documento della Prefettura reggina - dopo i violenti disordini, chiede l’immediato allontanamento dei migranti responsabili”.


 

Si parla ancora di “scontri fisici” e di tre episodi in particolare: il ferimento alla testa di un migrante, all’addome di un altro e della frattura del dito della mano della nipote della titolare della struttura.

Effettivamente, il giorno dell’Epifania, qualcosa è successo, come racconta il mediatore linguistico Enzo Bonfiglio, uno degli operatori chiamati dalla cooperativa Res omnia che per conto della Caritas di Oppido Palmi, dopo la stipula del contratto con la Prefettura, ha gestito fino al 31 dicembre la struttura sotto il profilo dell’assistenza psicosociale.

 

«La sera del 5 gennaio abbiamo mangiato qualcosa che non era buono e siamo stati male per tutta la notte con problemi di stomaco» - raccontano i migranti che, dopo aver dormito una notte all’addiaccio alla stazione centrale di Reggio Calabria, sono adesso ospiti nella struttura del Seminario.

 

«Non abbiamo protestato solo per il cibo – spiega uno dei migranti- ma soprattutto perché eravamo esasperati dalla situazione in cui eravamo costretti a vivere: i riscaldamenti erano accesi solo un’ora al giorno, l’acqua calda c’era solo dalle 17 alle 20. Noi non siamo abituati al freddo di Gambarie, ci sono stati giorni in cui c’erano meno 9 gradi. Ci siamo coperti con le lenzuola».

Ma cosa è successo tra il 5 e il 6 gennaio? Di certo ci sono le divergenze tra ciò che è scritto nella revoca e il racconto dei migranti, partendo proprio dalla frattura del dito della mano della nipote della titolare.

 

«Durante lo scontro – dice un altro migrante – è stata lanciata una sedia che accidentalmente ha colpito un ragazzo che era stato operato per un cancro. Si è ferito all’addome e la ragazza nell’aiutarlo a spostarsi si è fatta male, nessuno ha usato violenza contro di lei».

«Il ragazzo ferito all’addome – interviene Bonfiglio – secondo quanto mi hanno detto i ragazzi non è stato soccorso subito, aveva una ferita sanguinante al ventre e sputava sangue. Ma solo giorno  9 è stato portato in ospedale».

 

«La cosa che ci lascia perplessi però è che i tre fautori della protesta non sono tra i venti migranti ospitati a Reggio, sono stati infatti allontanati a Bagnara, nel momento in cui è stato chiesto a tutti di firmare il decreto di revoca», dice ancora il mediatore.

«Quella mattina, mi hanno svegliato con la promessa che sarei stato trasferito in un centro migliore, ma poi sono stato costretto a firmare il foglio. Le forze dell’ordine ci hanno detto che da quel momento in poi, eravamo liberi di andarcene, perché nessuno si sarebbe più occupato di noi» chiosa l’unico ragazzo che poi effettivamente ha messo la sua firma.

 

Su quale sarà il futuro di questi venti migranti aleggia un velo di mistero. «Non riusciamo a spiegarci tutto questo, non ci hanno dato il pocket money, ci troviamo lontani da casa, non abbiamo parenti, chiediamo che il governo italiano ci aiuti».

 

Dominella Trunfio

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