Piantagione di marijuana con oltre 5mila piante a Curinga, le decisioni del gip per tre reggini

Inutilizzabile l’atto di campionatura dello stupefacente per violazione del diritto di difesa. Disposti due obblighi di dimora e una detenzione ai domiciliari
9 gennaio 2017
17:10

Convalidato dal gip del Tribunale di Lamezia Terme, Carlo Fontanazza, l’arresto per ingente coltivazione di marijuana (ben 5.454 piante) di tre soggetti del Reggino fermati in flagranza di reato dai carabinieri giovedì scorso a Curinga, comune in provincia di Catanzaro al confine con Vibo Valentia. Si tratta di: Domenico Macrì, 47 anni, di Melicucco (avvocato Angelo Sorace); Salvatore Carbone, 30 anni, di Rosarno (avvocato Guido Contestabile); Marcello Spirlì, 45 anni, di Taurianova (avvocato Michelangelo Borgese).

 


Gli arresti sono stati convalidati dal giudice che ha ritenuto fondata la gravità indiziaria per il reato di coltivazione di sostanza stupefacente. Contestazione aggravata dall’ingente quantità. Il gip ha tuttavia accolto l’indicazione di inutilizzabilità dell’atto di campionatura  e conteggio delle piante di marijuana quale atto irripetibile., atteso che manca agli atti l’avviso al difensore o l’avvertimento che gli indagati, per tale atto - divenuto irripetibile perché compiutosi con la distruzione delle piante non campionate - potevano farsi assistere da un difensore. L’eccezione di inutilizzabilità dell’atto di campionatura delle piante, per violazione del diritto di difesa, è stata sollevata dall’avvocato Guido Contestabile.  

 

Tale inutilizzabilità non incide però sul delitto di coltivazione di marijuana, non essendo indubbia la natura della coltivazione medesima che emerge comunque dalla documentazione fotografica in atti.

 

Per tali ragioni, il gip dopo la convalida degli arresti ha disposto per Marcello Spirlì la detenzione domiciliare, mentre per Domenico Macrì e Salvatore Carbone (che dinanzi al giudice si erano difesi dichiarando di essere recati nella serra di Spirlì per riparare un impianto di irrigazione) è stato deciso l’obbligo di dimora. Il pm della Procura di Lamezia, Giulia Maria Scavello, aveva chiesto la custodia in carcere per tutti gli arrestati.

 

g.b.

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