Processo “Black money”, chieste condanne per 219 anni di carcere

Al termine della tre giorni di requisitoria formulate le condanne per 21 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e di altri reati fine quali estorsioni, usura, armi, evasione fiscale, esterovestizione, il tutto con l'aggravante delle modalità mafiose
30 dicembre 2016
14:27
Il tribunale di Vibo Valentia
Il tribunale di Vibo Valentia

Ammontano a quasi 220 gli anni chiesti dal pm della Dda Marisa Manzini al termine della tre giorni di requisitoria al processo "Black Money" che vede 21 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e di altri reati fine quali estorsioni, usura, armi, evasione fiscale, esterovestizione, il tutto con l'aggravante delle modalità mafiose. Persone appartenenti alla famiglia Mancuso di Limbadi o presunti sodali.

 


Tre giorni sono stati necessari al pubblico ministero Marisa Manzini per sviscerare, con dovizia di particolari, tutte le condotte a carico degli imputati. Nel corso del suo intervento il rappresentante dell'accusa ha evidenziato come il sodalizio criminale sia attivo anche dopo la sentenza definitiva del processo “Dinasty - Affari di Famiglia” del 2008 che certificò per la prima volta in via giudiziaria l'esistenza del clan i cui vertici finirono arrestati nell'ottobre del 2003 a seguito del blitz della Squadra Mobile di Vibo e della stessa Dda in un'indagine coordinata proprio dalla Manzini.

 

Ampi, come riporta l’Ansa, anche i riferimenti ai collaboratori di giustizia, su tutti Andrea Mantella che hanno consentito di corroborare le esigenze investigative condotte dal Ros dei carabinieri e dal Gico della Guardia di finanza di Trieste per quanto concerne i reati in materia fiscale. Quindi, le conclusioni con le richieste di pena per un totale di 219 anni e 2 mesi.

 

Queste nel dettaglio le richieste di condanna formulate dal pm: Giovanni Mancuso: 29 anni, 6.000 euro di multa; Giuseppe Mancuso: 19 anni, 4000 euro; Antonio Mancuso: 27 anni; Damian Fialek: 12 anni, mesi 8, 2000 euro; Agostino Papaianni: 28 anni, 6 mesi, 9000 euro; Antonino Castagna: 12 anni; Leonardo Cuppari: 12 anni, mesi 6, 2000 euro; Antonio Prestia: 7 anni, 6000 euro; Gaetano Muscia: 14 anni, 4000 euro; Pantaleone Mancuso: 26 anni, 6 mesi, assoluzione per l'intestazione fittizia di società; Nicola Angelo Castagna: 3 anni; Filippo Mondella: 3 anni; Antonio Velardo: 5 anni, assoluzione per concorso esterno in associazione mafiosa; Raffaele Corigliano: 3 anni; Carmela Lopreste: 3 anni; Giuseppe Papaianni: 3 anni; Francesco Federico Buccafusca: assoluzione; Pantaleone Zoccali: 2 anni, 6 mesi; Carmina Mazzitelli: 2 anni, 6 mesi; Ottorino Ciccarelli: 3 anni; Alberto Caputo: 3 anni.

 

Il pm Manzini ha chiesto dunque, come detto, condanne complessive per 219 anni e 2 mesi di carcere, oltre anche la confisca di tutti i beni sequestrati e la confisca del distributore di benzina oggetto di iniziale sequestro, poi dissequestrato dalla Corte d’Appello, e riconducibile, secondo la pubblica accusa, ad Agostino Papaianni. È stata inoltre richiesta la trasmissione degli atti alla Procura relativa ad alcuni testi per procedere per falsa testimonianza.

 

Le arringhe del collegio di difesa degli imputati inizieranno nei primi giorni di gennaio. Tutto il procedimento penale dovrà concludersi prima di marzo in quanto dopo scadranno i termini di custodia cautelare di fase per gli imputati che in quel caso potranno tornare in libertà se non detenuti per altra causa.

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