Migrante perde le gambe a causa di violenze durante la traversata: l’appello degli infermieri

I sanitari si rivolgono alle istituzioni: «Ci saranno da sostenere le spese per le protesi e per la riabilitazione per questo ragazzo qui completamente solo»
27 dicembre 2016
10:24

Una storia di violenza quella di Aruna, 18enne giunto in Italia dal Burkina Faso in condizioni gravissime. Il ragazzo, così come tanti giovani africani, decise di intraprendere il viaggio verso l’Europa a bordo di un barcone di fortuna.

 


Una vota a bordo, però, per via di un attacco di panico sulla barca per la paura del mare, gli scafisti gli legarono mani e piedi così stretti da provocargli profonde ferite. Così, giunto in Italia i medici furono costretti ad amputargli gli arti inferiori.

 

Gli infermieri dell'ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro hanno quindi lanciato un appello alle istituzioni per aiutare Aruna. Il giovane, ricoverato nell'Unità operativa di Malattie Infettive, è arrivato in Calabria dalla Sicilia (foto di repertorio) ed è stato accolto al centro polifunzionale della Polizia di Stato da padre Benedetto, dell'associazione “Piccola famiglia dell'esodo” di Decollatura, che lo ospiterà una volta uscito dall'ospedale.

 

«Il nostro è un lavoro non solo scientifico e tecnico ma prima di tutto emozionale - racconta per l'Ipasvi di Catanzaro l'infermiera Maria Rosaria Costantino - per questo tutti gli infermieri sono scesi in campo per Aruna nel prenderlo in cura, nel vedere le condizioni in cui versava quando è arrivato qui all'ospedale, difficili da raccontare. Abbiamo subito pensato di attivare la macchina degli aiuti per prima cosa attraverso un bollettino postale. Lui è un ragazzo coraggioso. Per noi è come un figlio. Gli altri ospiti della Onlus che già è pronta ad ospitarlo, che parlano lingua francese, fanno i turni in ospedale per fargli compagnia, a loro Aruna ha voluto parlare e raccontare la sua storia».

 

Gli infermieri, oltre ad aprire una sottoscrizione, hanno rivolto, con una lettera aperta, un appello a tutte le istituzioni calabresi, dal Comune di Catanzaro, alla Provincia, alla Regione. «Ci saranno da sostenere, tra le altre cose - dicono - le spese per le protesi e per la riabilitazione per questo ragazzo qui completamente solo».

 

«E' una vicenda umana – precisa padre Benedetto - che merita attenzione e su cui ci sono indagini in corso della Procura, anche sui sanitari che hanno fatto la primissima accoglienza in Sicilia. Uniamo tutte le nostre forze per questo ragazzo. La prima cosa che mi ha chiesto, dopo l'intervento, sono state delle riviste di moto, quelle moto che avrebbe voluto riparare come meccanico».

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