A Cosenza il libro “Mi pare si chiamasse Mancini”

Si parte dall’intervista nella quale Albert Sabin, lo scienziato che scoprì il vaccino per la poliomelite, rivelò i retroscena della riunione all'Istituto Superiore di Sanità nella quale l'allora ministro ne decise la pratica obbligatoria
10 dicembre 2016
12:14

Un ritratto inedito della figura di Giacomo Mancini, dipinto dal figlio Pietro e per questo intimo, addirittura speciale. “Mi pare si chiamasse Mancini...”: il titolo del volume, edito da Pellegrini, prende spunto dalla frase di una intervista nella quale Albert Sabin, lo scienziato che scoprì il vaccino per la poliomelite, rivelò i retroscena della riunione all'Istituto Superiore di Sanità nella quale l'allora ministro ne decise la pratica obbligatoria, salvando migliaia di bambini dalla terribile malattia.

 


Dal punto di vista privilegiato delle mura domestiche, Pietro Mancini, giornalista e scrittore, offre uno spaccato avvincente e straordinario del grande leone socialista, delle vittorie e delle sconfitte politiche, delle esperienze di Governo e di quelle alla guida del Partito, senza tralasciare i rapporti personali e l'attaccamento di Giacomo al Mezzogiorno ed alla città di Cosenza.

 

Alla presentazione del libro sono tra gli altri intervenuti il giornalista e scrittore Sergio Dragone e Paolo Guzzanti, tra i protagonisti negli anni settanta del Giornale di Calabria, la testata editoriale diretta dall'indimenticato Piero Ardenti e voluta da Mancini per raccontare la Calabria al resto del Paese.

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