Lo “spettacolo” di Renzi al Cilea di Reggio: «La riforma può giovare alla Calabria»

Una sala gremita e in prima fila i vertici locali del Pd che hanno potuto assistere ad uno spettacolo teatrale vero e proprio, condito di attacchi agli avversari e siparietti con il pubblico in sala
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di Riccardo Tripepi
2 dicembre 2016
20:00

È un Renzi prima maniera quello che si è presentato al teatro Francesco Cilea di Reggio per chiudere la campagna del Pd calabrese a sostegno del sì alla riforma costituzionale.

 


Ad accoglierlo un tiepido sole e nessuna contestazione. Anche questo, forse, lo avrà sollevato tanto da consegnarlo ad una platea, gremita in ogni ordine di posto, in gran forma, quasi rilassato. E, come al solito, con la battuta facile e velenosa. In prima fila i vertici locali del Pd che hanno potuto assistere ad uno spettacolo teatrale vero e proprio, condito di attacchi agli avversari e siparietti con il pubblico in sala.

 

Il premier ha lasciato parlare anche la “contestatrice” Alessia che dal loggione ha criticato l’elezione del nuovo Senato che non sarà più eletto dai cittadini. «Anche il presidente degli Stati Uniti viene votato con un’elezione di secondo livello – la risposta del premier – lo abbiamo visto con la sfida tra Trump e la Clinton. Adesso Trump, che non è ancora presidente, lo sarà a gennaio con il voto dei grandi elettori. Pure in Francia – ha aggiunto Renzi - esiste un meccanismo simile».

 

Poi le stoccate agli avversari: per Salvini pronto un video con gli eurodeputati che gli danno del “fannullone” perché assente ai lavori dell’Europarlamento per stare in televisione. Per i grillini che parlano di premier non eletto dal popolo la replica è tranciante: «assurdo che a sostenere queste tesi sia proprio chi è diventato parlamentare con 17 click».

 

Infine, al “caro” D’Alema il solito trattamento particolare. Con il ricordo gastronomico andato a ripescare il “patto della crostata” con Berlusconi e l’affondo finale «vorrei ricordare a tutti quelli che parlano di rispetto per i padri costituenti che non stiamo cambiando il sistema di De Gasperi, ma quello di D’Alema».

 

Dopo la pars destruens, arriva quella costruens con l’invito ai calabresi e più in generale ai meridionali a votare per il sì, ricordando che «Il governo i soldi per il Mezzogiorno non li ha solo annunciati, li ha pure stanziati. Il punto fondamentale è che ci crediamo. Due anni e mezzo fa l’Italia era bloccata. Oggi qualcosa si sta muovendo ma c’è ancora troppa differenza tra Nord e Sud. E dunque se c’è una zona che ha bisogno di cambiare, è il Mezzogiorno. E se c’è una Regione fra quelle meridionali cui la riforma può giovare, questa è la Calabria».

 

Il presidente del Consiglio, infine, ha poi sottolineato la necessità di garantire, attraverso le modifiche alla Costituzione, maggiore stabilità ai governi. Ed anche qui la battuta non è mancata: «non è più sopportabile che un governo possa durare meno tempo di quanto possa vivere un gatto in autostrada».

 

Risate in sale e Renzi che spiega: «mi piace vivere con leggerezza anche il finale di una campagna elettorale importante come questa». Il premier, insomma, ha sprizzato ottimismo fino alla fine del comizio-spettacolo. Fiducioso nella vittoria, anche a dispetto dei sondaggi ufficiali e clandestini che siano. «Credo che la maggioranza silenziosa degli italiani non ne possa più di andare avanti con un sistema che non funziona».

 

Poi c’è il tempo soltanto per veloci saluti prima di ripartire alla volta della sua Firenze dove si è conclusa la lunghissima campagna referendaria del Pd.


Riccardo Tripepi

Giornalista
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