“Canale dei veleni", Corap e Iam snobbano il sindaco che denuncia: «Scortesia istituzionale»

San Ferdinando, incidente diplomatico alla prima riunione operativa convocata da Tripodi per fare il punto sugli interventi necessari per evitare nuovi sversamenti in mare dei liquami
di Agostino Pantano
22 novembre 2016
21:24

Delle due l’una: o i soggetti invitati al confronto sul piano tecnico-operativo hanno considerato troppo breve e non concertato il preavviso, oppure quella messa in atto è stata una strategia tesa a non riconoscere ai nuovi amministratori alcuna potestà decisionale autonoma rispetto all’emergenza del “canale dei veleni” nell’area portuale di Gioia Tauro.

 


In ogni caso un incidente diplomatico di non poco conto, quello che si è consumato nella mattinata di martedì quando – convocati dal sindaco Andrea Tripodi al debutto in un contesto sovracomunale dopo l’elezione del 13 scorso – non si sono presentati «all’incontro per fare il punto della situazione» i tecnici della società Iam e del consorzio ex Asi. La nota d’invito, che sarebbe partita venerdì scorso dal Municipio sanferdinandese, è stata vidimata favorevolmente solo dall’Autorità portuale che, al tavolo monco e dal clima avvelenato poi riunitosi, ha mandato gli emissari Carmela De Maria e Pasquale Faraone. Non si conoscono i motivi del disimpegno della società che controlla il depuratore e dell’ente strumentale della Regione che l’amministrazione comunale, in un comunicato stampa, definisce «proprietari e gestori» della condotta che dalla scorsa estate continua ad essere ricettacolo di liquami altamente nocivi raccolti sull’arenile. L’attivismo del Comune, che in conseguenza del cambio al vertice dalla commissione straordinaria agli amministratori eletti è sembrato operare una virata – nella passata gestione infatti gli uffici sanferdinandesi avevano fatto mettere nero su bianco di sentirsi solo «spettatori al tavolo coordinato dalla Regione» - è stato dunque frustrato ponendo in ombra il ruolo che gli amministratori ora vogliono avere.

 

Sarebbe grave, in ogni caso, se si decidesse di non fornire informazioni e garanzie di prima al massimo rappresentante della comunità che più da vicino vive la minaccia di un nuovo sversamento in mare dei liquami altamente pericolosi. Per questo il sindaco non le ha mandate a dire e nel comunicato diramato agli organi di informazione ha manifestato «profondo disappunto», denunciando un preoccupante «disinteresse» dei due grandi assenti e lamentando quella che giustamente ha definito «una scortesia istituzionale» subita dall’ente che guida dopo l’ampio consenso tributato dagli elettori.

 

Nella riunione che ugualmente si è tenuta, allargata alla partecipazione dei responsabili dell’Ufficio Igiene dell’Asp e dell’Ufficio Tecnico comunale, Forchì e De Masi, sarebbero emersi comunque degli spunti che rivelano come l’Autorità portuale continui a considerarsi impegnata solo ad «affiancare e supportare» le iniziative da intraprendere che, quindi, spetterebbe ad altri assumere. Ad altri che al cospetto della nuova amministrazione sembrano comportarsi ancora una come “un elefante nella cristalleria”: c’hanno messo mesi per assumersi le proprie responsabilità, questa estate, e ora accampano difetti di corrispondenza o, peggio, algido distacco dall’ente comunale. Proprio perché qualcosa bisogna pur farla, perché il problema si aggrava con l’inizio della stagione dal moto ondoso minaccioso, il sindaco ha correttamente annunciato di voler rivolgere nei prossimi giorni al dipartimento Ambiente della Regione una «richiesta di intervento». 

Agostino Pantano 

 

Giornalista
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