San Ferdinando, Varra’ e lo sgambetto a Oliva sui processi ai clan

Nel comizio della lista “Noi abbiamo un sogno” il candidato ricorda male e attacca sia Tripodi che il proprio leader: prove di autonomia e di fibrillazione che ravvivano una campagna sin qui sonnolenta
di Agostino Pantano
10 novembre 2016
07:51

Nelle ore del “clima nuovo” portato dall’elezioni americane, il comizio del candidato a sindaco Michele Oliva – in una piazza gremita e indifferente alle minacce di pioggia – finisce col provocare la più inattesa delle bufere politiche che liquida il fairplay con cui i contendenti hanno affrontato questa campagna. Quando mancano 3 giorni e 4 notti al turno elettorale straordinario dopo lo scioglimento per mafia del consiglio comunale, proprio la storia delle assemblee susseguitesi negli anni diventa l’inaspettato fulmine che il candidato Michele Varrà scaglia indirettamente contro il suo leader che, parlando dopo di lui, sceglie di non replicargli.

 


OLIVA INCASSA, TRIPODI CHE FARA’ ?

«Quando era sindaco – ha attaccato l’aspirante consigliere sul conto dell’avversario Andrea Tripodi – non costituì mai il Comune parte civile nei processi di mafia». Unica e sola saetta in una sfida fin qui dal “cielo sereno”, finita però addosso – nel discorso a braccio dell’esponente di Area Popolare del consigliere regionale Arruzzolo – ad entrambi i candidati a sindaco che erano partecipi delle due passate amministrazioni richiamate da Varrà per sottolinearne la mollezza antimafia. Al netto della memoria difettosa del candidato consigliere, perché va ricordato che la giunta Tripodi si costituì ad esempio nel processo “porto”, la scelta di non smentirlo fatta da Oliva ha trasformato in un fatto politico la prova di autonomia dialettica tentata dal giovane avvocato che, va ricordato, ha cavalcato il tema della “parte civile” che in settimana era stato al centro di una delle domande fatte in conferenza stampa a Tripodi.  

 

VARRA’ AUTONOMO E SENZA “PAX”

Varrà anche in altri passaggi si è distinto dalla linea morbida dei suoi – «non siamo la stampella dell’altra lista», ha detto rispetto al tema del “patto di non belligeranza” che dal palco nessuno ha toccato -, smarcandosi pure dal ritratto dei candidati che ha tracciato Michela Purrone presentandoli al microfono. «Non sono l’ultimo arrivato», ha affermato Varrà cercando quella ribalta che la collega avvocato aveva dato «al veterano e portabandiera Salvatore Costa» e «ai giovani che si candidano per la prima volta».

Che vogliano dire nel prosieguo della battaglia elettorale i distinguo del già candidato del sindaco arrestato Madafferi, saranno i prossimi giorni a farlo capire. Varrà, che per il suo storico impegno nella parrocchia conta certamente anche sul sostegno di quegli ambienti, ha dato prova di voler mettere in discussione quella «concordia» più volte invocata – anche in riunioni ufficiali – dal parroco don Massara, infilandosi in una polemica che è sembrata rievocare il suo passato di candidato “in quota Barbieri” nelle ultime elezioni, causa del terzo scioglimento per mafia.

 

L’ANTIMAFIA COME SFONDO

Il tema del contrasto amministrativo all’incultura mafiosa e al malaffare è però diventato un tema imprescindibile, visto che Antonio Gaudioso ha affermato che «faremo prevenzione della criminalità organizzata sin dalle scuole», e che lo stesso Varrà si è precipitato a spiegare «vogliamo parlare di beni confiscati, visto che nessuno lo fa»; ma la schermaglia Varrà-Tripodi, nel silenzio imbarazzato di Oliva, sembrerebbe andare oltre: una doppia sfida - fuori e forse dentro la lista - che è squisitamente politica e che si comprenderà fino in fondo solo a urne aperte e schede contate.

 

OLIVA PUNTA SULL’INNOVAZIONE

Il resto del comizio ha offerto interessanti spunti sull’idea di modernità che la lista incarna. Oliva ha chiarito di voler spingere «per il varo del piano regolatore portuale e per inserire San Ferdinando nel Piano di sviluppo della Città Metropolitana», ha valorizzato la «presenza di 6 donne nella lista», ha promesso «un gioco di squadra coinvolgendo anche le intelligenze non impegnate in politica», ha rimarcato di voler «puntare alla ricostruzione del Comando vigili anche con nuovi concorsi». Del suo passato, ha rivendicato «d’essere stato il primo a strutturare un assessorato alle politiche sociali», qui ricordando di essere stato nella giunta Tripodi, e di «aver fatto una dura opposizione nei consigli comunali sciolti». Poi, dopo gli applausi e le strette di mano, il diluvio sulla piazza: clima nuovo anche in politica, ma più che il magnate Trump potè il “magnete del passato”.   

 

Agostino Pantano

 

     

Giornalista
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