Terrorismo internazionale, fermato un siriano -FOTO

A Catanzaro tenuta conferenza stampa presieduta dal procuratore Gratteri. L'uomo era entrato nel territorio nazionale a seguito dello sbarco di migranti avvenuto sulle coste del Crotonese nel 2014
di Redazione
5 novembre 2016
09:20

Si è tenuta a Catanzaro, nella caserma "Soveria Mannelli" della Guardia di finanza, sede del Comando provinciale delle fiamme gialle, la conferenza stampa per illustrare i particolari delle indagini che hanno portato all'emissione di un provvedimento di fermo con l'accusa di terrorismo a carico di un cittadino siriano già detenuto per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.   

 


Nei suoi confronti, nel corso delle indagini condotte dal Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro della Guardia di finanza dopo il suo arresto come scafista, sono emersi elementi investigativi secondo i quali sarebbe collegato al terrorismo islamico. L’uomo tuttora detenuto in carcere con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, sarebbe giunto in Italia nel 2014, con un gruppo di migranti.

 

All'incontro hanno preso parte il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, ed il procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri, insieme ai vertici del Nucleo di polizia tributaria e del Comando provinciale della Guardia di finanza.

 

I FATTI A seguito di indagini in materia di terrorismo internazionale coordinate dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri, e dal sostituto procuratore, Paolo Petrolo, i finanzieri del comando provinciale di Catanzaro hanno sottoposto a fermo un soggetto siriano indagato per associazione con finalità di terrorismo internazionale, in precedenza detenuto presso il carcere di Rossano (Cosenza) per favoreggiamento all’immigrazione clandestina.   

 

Il soggetto, appartenente al fronte Jabhat al Nusra (il ramo di al Qaeda attivo in Siria e Libano), era entrato nel territorio nazionale a seguito dello sbarco di migranti avvenuto sulle coste del crotonese nel settembre 2014. Le indagini svolte nell’immediatezza consentirono di individuarlo quale responsabile nella organizzazione e successiva conduzione dell’imbarcazione. I successivi accertamenti hanno fatto emergere a carico dell’indagato una serie di elementi tali da indurre l’Autorità giudiziaria crotonese a stralciare la sua posizione ed interessare la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro competente per i reati in materia di associazioni con finalità di terrorismo.

 

Le indagini, affidate alla nucleo di Polizia tributaria di Catanzaro, si sono incentrate nell’acquisizione del contenuto di un notebook, di diversi dispositivi mobili e varie sim telefoniche, quindi nell’analisi dell’enorme mole di file estrapolati (oltre un milione).

 

La disamina del materiale foto/video estratto e tradotto da un interprete in lingua araba ha evidenziato la volontà dell’indagato ad operazioni di martirio, la sua partecipazione al fronte Jabhat al Nusra, la grande disponibilità di armamenti bellici da parte dei miliziani di cui era membro insieme al fratello. Nelle chat l’indagato riportava notizie sulle vicende di combattimento specificando di averle ricevute dai miliziani rivoluzionari, dichiarava la sua volontà di vendetta per lo stato in cui era costretta la Siria (il fronte della Jabhat al Nusra combatte contro il governo di Bashar al- Assad) e di trovarsi in una zona di guerra, verosimilmente, insieme ai ribelli nelle città di Adleb e Hama.

Lo stesso approvava l’iniziativa dei cinquanta miliziani che, per la causa, erano disposti al martirio per mietere più vittime tra i nemici nell’offensiva per l’occupazione e controllo dell’aeroporto della città di Hama in Siria.

 

In tutte le occasioni in cui c’è stato uno scambio di foto che riprendevano i miliziani in armi, il siriano manifestava la preoccupazione che detto materiale compromettente potesse finire nelle mani del nemico (ossia il governo siriano) e ne chiedeva la cancellazione a visualizzazione avvenuta.

 

Inoltre, i finanzieri sono riusciti ad estrapolare immagini, che erano state cancellate, che ritraevano l’uomo in posa con una granata da mortaio, vestito della tipica tenuta nera degli jihadisti e con la bandana con su scritto “Allah è grande”. L’operazione odierna è una delle pochissime indagini in cui è stato verificato il collegamento diretto tra soggetti che pianificano il traffico di migranti e organizzazioni terroristiche islamiche.  

 

Per tale motivo, la procura della repubblica – DDA di Catanzaro ha emesso un fermo di indiziato di delitto per il reato di associazione con finalità di terrorismo, previsto dall’art. 270 bis del c.p., eseguito dalle fiamme gialle catanzaresi. L’attività svolta è un’ulteriore dimostrazione dell’impegno profuso dalla Procura della Repubblica di Catanzaro e dalla Guardia di finanza che, peraltro, ha di recente anche istituito il gruppo investigativo finanziamento al terrorismo nell’ambito del nucleo speciale di Polizia valutaria.

 

 La foto del siriano accusato di terrorismo

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