Centro storico Cosenza, Occhiuto: «Da Guccione demagogia e populismo»

Il primo cittadino replica alle accuse mosse dal consigliere del gruppo “La Grande Cosenza”: «Quello che serve al nostro borgo antico sono interventi di messa in sicurezza che ne preservino il bello e che affrontino in maniera tangibile le necessità di eliminare i pericoli»
4 novembre 2016
09:19

«Le ricette del consigliere Carlo Guccione del gruppo La Grande Cosenza, già espresse in Consiglio comunale e relative al Centro storico, sono enunciazioni di demagogia e di populismo, senza alcun fondamento concreto - E' quanto si legge in una nota del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto - Quello che serve al nostro borgo antico è riconducibile a ciò che io ho già richiesto ufficialmente al Governo nazionale e su cui sarebbe apprezzabile il sostegno di tutte le forze politiche e sociali. Vale a dire interventi di messa in sicurezza che ne preservino il bello e che affrontino in maniera tangibile le necessità di eliminare i pericoli e il superfluo.

 


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D’altronde - aggiunge il primo cittadino - stiamo pagando decenni di disattenzione, di spoliazione, di proclami cui non è mai seguita una politica dei fatti. Sull’asse dei grandi simboli culturali, come ad esempio dei fiumi, del Castello svevo, del tesoro di Alarico, del convento domenicano, abbiamo realizzato un grande lavoro che porterà consensi e che sta incrementando fortemente il turismo della città. Sul resto, occorrono le giuste risorse e le azioni di rivalsa verso i privati inadempienti che stiamo comunque portando avanti. Prospettare invece interventi con finanziamenti pubblici su proprietà private è un’idea poco seria, che vanifica la necessità di un dibattito rigoroso sul tema.

 

Si può, al contrario, intervenire come sta facendo l’Amministrazione comunale, intimando ai privati di mettere in sicurezza i loro immobili, ovvero effettuandola con successiva rivalsa o attraverso bandi specifici che, però, la Regione non ha mai inteso utilizzare. Giorgio La Pira, a chi gli prospettava interventi impossibili nel dopoguerra, diceva: Non è con le parole che ricostruirò Firenze, ma con il tempo probo e il lavoro continuo. E io approvo e sento mia questa frase meravigliosa».

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