San Ferdinando, Tripodi sui clan: «Ci costituiremo parte civile se non costa molto»

Il candidato a sindaco convoca una conferenza stampa sul suo impegno per evitare futuri scioglimenti e annuncia: «Mi sono informato, la denuncia che ho subito per mafia è stata archiviata»
di Agostino Pantano
3 novembre 2016
22:02

Cominciamo dalle notizie. Sono diverse, e tutte interessanti, quelle che dà il candidato a sindaco Andrea Tripodi nella conferenza stampa convocata via mail e con oggetto “Legalità e contrasto alla ‘ndrangheta”.

 


Rispondendo alle domande dei cronisti, circa la possibilità di avere una delibera di Giunta che obblighi l’Ente per la difesa della comunità nei procedimenti giudiziari eventuali futuri, l’ex sindaco che si ripresenta nelle elezioni del 13 novembre ha chiarito che «viste le ingenti somme spese in passato per costituire il Comune parte civile in un processo contro la mafia, per il futuro vorrei riflettere caso per caso: non spenderemo così tanti soldi».

 

E ancora più avanti, sollecitato ad esprimersi su una patologia amministrativa riscontrata dalla Prefettura nei recenti decreti di scioglimento (2 su 3), ha spiegato che «deciderò quando avrò contezza della pianta organica e delle risorse, se rendere autonomo - e con un proprio dirigente esterno - il settore Urbanistica, sdoppiandolo dall’Ufficio tecnico». Chiarimenti attesi, anche sul terzo punto che il candidato – convenendo sulla generale esigenza di “passare dalle parole ai fatti nella lotta alle mafie” – ha illustrato rispondendo così ad un quesito generale che in tanti si pongono nel dibattito di questi giorni: «Quando si dovesse chiarire definitivamente la posizione processuale dei vigili urbani Stucci e Spanò (condannati in primo grado ma senza aggravante mafiosa, ndr), e se la legge lo prevederà, esamineremo la loro eventuale richiesta di essere riammessi nell’organico, per il bene del paese».

 

San Ferdinando, Tripodi e l’impegno a dire “No”: la mafia c’è ma non è un discrimine nominato

 

Importanti e inedite posizioni che l’ex sindaco, docente in pensione - e già primo cittadino di due amministrazioni di sinistra che presero le redini dell’ente dopo il primo scioglimento per mafia del 1992 - ha esplicitato in una conferenza stampa tenuta assieme ai candidati Bonasera, Loiacono, D’Agostino, Lianza, Paparatti e Gaetano. Mancava Giovanni De Lorenzo, il graduato dell’arma in quiescenza che per primo in un comizio aveva avvisato sul bisogno già in questa fase di «dire dei no», ma l’incompletezza della compagine al tavolo è sembrata un fatto casuale. Sul tema oggetto del briefing, il prof. Tripodi non ha smentito le notizie uscite nei giorni scorsi - definendole però «parziali» - e integrandole con aggiunte importanti rispetto alla biografia dell’aspirante primo cittadino.

 

«Non ho mai ricevuto comunicazioni della denuncia (per associazione mafiosa finalizzata al controllo dell’attività politico amministrativa e al condizionamento delle attività produttive, ndr) - ha detto Tripodi - ma ora mi sono informato e ho saputo che l’indagine è stata archiviata».

 

Anche rispetto alla sua partecipazione, in veste di consigliere di opposizione al civico consesso sciolto nel 2009, egli ha chiarito che «non ho firmato neanche la convalida della nomina dopo quel voto profondamente inquinato e opaco che aveva partorito quel consiglio comunale». La sua surroga, che sarebbe stata obbligatoria viste le dichiarate dimissioni, non risulta però nella relazione della commissione d’accesso che, come si è appreso dagli articoli dei giorni scorsi, censurava pesantemente anche la lista di Tripodi in quella tornata elettorale vinta da Francesco Barbieri.

 

Il candidato, che ha spiegato che nel fare la giunta userà un metodo indifferente al numero di preferenze raccolte dagli eletti, ha esibito ai giornalisti il suo porto d’armi per dirsi «estraneo a qualsiasi pregiudizio di tipo penale». Tripodi ha garantito anche per i suoi candidati, definiti «persone per bene», difendendo anche oggi coloro che nel passato - imputati in processi importanti, come l’estorsione alla “Casa del Ricambio” - si erano candidati nella sua lista “Viviamo San Ferdinando” senza comunicargli questo loro particolare status. Tripodi ha infine precisato di non aver alcun accordo col suo avversario Michele Oliva, suo assessore in passato, e ha invitato a ricordare la «fine politica fatta dal sindaco Barbieri, culminata anche con gli arresti domiciliari del fratello».

 

San Ferdinando al voto, la ditta dei Costa e il trasversalismo al 'nero di seppia'

 

La conferenza stampa si è svolta nell’elegante hall dell’hotel Mucci. La lista “Identità e rinascita” ha cambiato dunque location per i suoi eventi: nessun “patto al nero di seppia” - come era sembrato con l’utilizzo in comune con il suo avversario Oliva della sala del ristorante L’Odissea - e visto l’orario mattiniero dell’incontro e il clima di ostilità «non verso i giornali, ma verso alcuni giornalisti», neanche l’ombra dei fatidici “cannelloni” di comunista memoria.

 

Agostino Pantano

Giornalista
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