'Ndrine e massoneria, il pentito: «Ruga era uno dei 33 santisti in tutto il mondo»

La rivelazione di Cretarola ai pm. Anche il clan di Monasterace fu tra le famiglie che segnarono una svolta nell'espansione della 'ndrangheta, sin dai tempi dei sequestri di persona, prima vera trattativa fra Stato e mafia
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di Consolato Minniti
20 ottobre 2016
20:26

«Cosimo era uno dei trentatré originari santisti, quando venne istituita la Santa ed erano solo trentatré uomini a poterla possedere in tutto il mondo».

 


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Gianni Cretarola è un pentito importante per la Dda di Reggio Calabria. Non solo le sue parole riescono a dare una sterzata decisiva nella storia riguardante l’omicidio di Andrea Ruga, ma le conoscenze dell’uomo spaziano anche su un settore particolarmente sensibile per i magistrati reggini: le cointeressenze fra massoneria deviata e ‘ndrangheta. In poche parole: la Santa. E Cretarola spiega ai pm che lo ascoltano come Cosimo Ruga fosse in una posizione di assoluto privilegio rispetto a buona parte degli ‘ndranghetisti del resto del globo. Ciò, per un verso, dimostra l’importanza dei Ruga nel panorama criminale internazionale. Dall’altra parte fa comprendere quanto rilevante sia il grado della Santa, che ancora oggi in pochi conoscono davvero.

 

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Il giuramento del santista è qualcosa che affonda le proprie radici nella metà degli anni Settanta. Siamo nell’epoca in cui la ‘ndrangheta compie il definitivo salto di qualità. Chi pensa che le fortune delle cosche siano state costruite solo nell’ultima metà degli anni ’90, commette un grave errore. È un percorso molto più lungo ed articolato, un germoglio che ha avuto una travagliata fase embrionale sin dall’epoca dei moti di Reggio Calabria. È lì che fu piantato il primo seme. È in quella fase storica che una ‘ndrangheta rurale, limitata nei confini territoriali e di prospettiva, visse un momento di rottura con il passato. Una guerra che spazza via i vecchi leader per fare spazio alle nuove famiglie e, fra esse, i De Stefano, i Piromalli e… i Ruga. Non sfugga l’importanza rivestita dalla famiglia di Monasterace nella stagione dei sequestri di persona. Cosa fu quell’epoca se non – mutuando le parole del pm Giuseppe Lombardo – una prima trattativa fra Stato e mafia? Cosa furono quegli anni se non una chiave d’accesso ai salotti del potere politico-istituzionale? Ed allora viene del tutto naturale comprendere le parole di Cretarola, quando afferma che Cosimo Ruga era uno dei pochissimi santisti della prima ora. Perché solo loro avevano accesso ai legami con i poteri forti, attraverso la doppia affiliazione alla ‘ndrangheta ed alla massoneria deviata. E ciò consentiva di colloquiare indistintamente con professionisti, esponenti delle forze dell’ordine e persino della magistratura. Perché a sentire le parole dei pentiti, anche qualche magistrato fu affiliato alla massoneria deviata. Insomma, si tratta dello stesso campo che in questi mesi sta esplorando la Dda di Reggio Calabria con l’operazione “Mamma Santissima”.

 

Oltre quarant’anni di storia, dal 1969, da quel rivoluzionario summit di Montalto che segnò, insieme ai moti reggini, il cambio di rotta definitivo.

 

Un processo di cambiamento che ha condotto la ‘ndrangheta sino al livello oggi riconosciuto in tutto il mondo. Una trasformazione radicale riuscita grazie a quella “Santa” riconosciuta a Cosimo Ruga e ad altre poche decine di persone in tutto il globo.

 

Giornalista
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