Rete amica, concluso progetto di educazione alla legalità ambientale e all'anticorruzione

La manifestazione è stata promossa dalla Camera di Commercio di Cosenza e realizzata da Transparency International Italia con il supporto di Legambiente Calabria e la collaborazione dell'Ufficio Scolastico Provinciale
di Salvatore Bruno
18 ottobre 2016
12:58

E' giunto alla conclusione il progetto di educazione alla legalità ambientale e all'anticorruzione promosso dalla Camera di Commercio di Cosenza e realizzato da Transparency International Italia con il supporto di Legambiente Calabria e la collaborazione dell'Ufficio Scolastico Provinciale. Tre le scuole aderenti: l'Istituto Mancini di Cosenza, il Pizzini-Pisani di Paola e l'istituto Campanella di Belvedere Marittimo. Lanciata durante la tappa cosentina del Treno Verde di Legambiente, la “Rete Amica nel Mare della Legalità” si è articolata in diverse fasi, con laboratori, formazione dei docenti e realizzazione di un video a cura degli studenti. «Tre gli obiettivi dell'iniziativa – ha ribadito il presidente della Camera di Commercio Klaus Algieri nel portare i propri saluti - Fornire strumenti per la conoscenza delle problematiche legate a corruzione e illegalità nel settore ambientale e del loro impatto sulla vita dei cittadini, sviluppare una coscienza civile nei ragazzi, sensibilizzare gli studenti all'assunzione di comportamenti etici e responsabili».

 


Transparency International Italia ha curato la parte relativa all'anticorruzione. Chiara Putaturo ha spiegato il percorso compiuto in questo ambito dai partecipanti: «Con l'ausilio di alcuni esperti dell'anticorruzione, i ragazzi hanno redatto una mappatura degli attori anticorruzione presenti sul territorio, hanno prodotto delle interviste e realizzato un video. Ci tengo a sottolineare – ha aggiunto – che gli studenti si sono dimostrati molto sensibili. Percepiscono una correlazione tra il contrasto ai reati ambientali e molteplici aspetti della loro vita quotidiana». A rappresentare Legambiente c'era tra gli altri, Francesco Dodaro, del Centro di azione giuridica: «Introdurre la parola “ambiente” nel codice penale è stato fondamentale per abbandonare il vecchio sistema sanzionatorio e contrastare più efficacemente gli eco-reati. Le nuove norme consentono a magistrati e forze dell'ordine, di poter contare su strumenti di contrasto più efficaci rispetto al passato».

 

Foto, da sinistra: Francesco Dodaro, Chiara Putaturo e Klaus Algieri

 

Giornalista
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