Terremoti: «Gli incubi notturni del Capo della Protezione Civile e i sonni tranquilli delle classi dirigenti»

Il geologo Mario Pileggi riporta l’attenzione sul rischio sismico della Calabria anche in vista del dibattito aperto dal capo del Governo Renzi sul “Piano Casa Italia”: «C’è l’evidente necessità di concreti interventi e attività di prevenzione da attuare prima degli eventi»
8 settembre 2016
19:44

«I ben noti incubi notturni per il terremoto in Calabria e il Vesuvio del precedente capo della Protezione Civile Gabrielli, avrebbero dovuto stimolare le classi dirigenti meridionali ad unirsi e agire subito per prevenire e salvare vite umane dagli inevitabili futuri terremoti. 

 


La rilevanza della pericolosità sismica che caratterizza la Calabria e genera incubi è evidenziata nella mappa redatta dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e utilizzata per la classificazione della pericolosità sismica del territorio nazionale. E che vede inclusi nelle zone a più elevata pericolosità tutti i 409 comuni della regione.

 

Una pericolosità, documentata anche nei libri e nelle cronache di ogni tempo della storia e nelle rocce che formano l’ossatura della regione,ma poco nota oignoratada Istituzioni preposte e dall’insieme delle classi dirigenti che continuano a dormire sonni tranquilli».

 

È quanto dichiarato in una nota diffusa dal geologo Mario Pileggi appartenente al consiglio nazionale “Amici della Terra”.

 

«Alla elevata pericolosità sismica del territorio si aggiungono: il diffuso e grave dissesto idrogeologico, le condizioni di degrado del patrimonio edilizio, in particolare quello dei centri storici dei piccoli centri urbani, che rendono estremamente elevato il rischio sismico in tutta la regione.


La perdita della memoria storica e l’abusivismo edilizio hanno portato la Calabria ad avere un patrimonio che nonostante gli enormi progressi scientifici nel campo della tecnica delle costruzioni, non è molto meno vulnerabile rispetto a quelli dei secoli scorsi. In pratica la grandissima parte delle costruzioni, compresi ospedali e scuole, esistenti nel territorio non risponde ai requisiti attualmente previsti dalla vigente normativa sismica.


Non si può continuare ad ignorare le tante e grandi frane e i fenomeni di liquefazione innescati dai terremoti del passato in tutti i territori dei 409 comuni della regione. Fenomeni – continua - ampiamente documentati ed evidenti sia sulle rocce di tutte le ere geologiche, sia sui libri e nelle cronache di ogni epoca storica del territorio.

 

Intervenire e prevenire - È ancora da ribadire -continua - che è vero che non è possibile prevedere quando e come si manifesterà il prossimo ed inevitabile forte evento sismico. Ma è altrettanto vero che si può e si deve arrivare preparati per affrontarlo come si è fatto e si fa in altri Paesi conattività sismica anche maggiore come gli Stati Uniti e il Giappone.

 

Per non farsi cogliere impreparati e ridurre al minimo gli effetti d’inevitabili eventi sismici, c’è l’evidente necessità di concreti interventi e attività di prevenzione da attuare prima degli eventi.


Interventi e attività che non possono non tener conto della specificità geologica della Calabria e dell’intero Arco Calabro-Peloritano.
Una specificità spesso ignorata per consentire sconsiderati interventi di saccheggio delle risorse naturali e di cementificazione del territorio, con conseguenze e danni sempre più gravi e ingenti alle popolazioni e all’ambiente.


Per arrivare preparati c’è la necessità, di attività e interventi e ad ogni livello di responsabilità, come, ad esempio: procedere con urgenza alla verifica di tutti gli edifici "strategici", programmare la progressiva messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e privato, finanziare Piani comunali di emergenza, e rendere i comuni consapevoli del ruolo di protagonisti da svolgere nella prima fase dell’emergenza, prima dell’arrivo della Protezione Civile, promuovere attività di volontariato e di associazioni utili a stimolare amministratori pubblici e cittadini alla cultura della prevenzione, con iniziative finalizzate alla conoscenza degli scenari di rischio e all’organizzazione del territorio.

 

Di queste e delle altre necessità per la messa in sicurezza delle popolazioni meridionali – conclude Pileggi - si dovrà tener conto nella definizione del “Progetto Casa Italia”, progetto che non può considerare solo o prevalentemente le richieste provenienti dai più forti e coesi territori del centro-nord».

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