Marisa racconta: «Mi ha sparato perché ero troppo libera»

La giovane ferita dal fratello a Nicotera, parla dal letto dell'ospedale Jazzolino: «Non so se riuscirò a perdonarlo»
di Redazione
22 agosto 2016
12:11

 

E’ fuori pericolo. Le ferite sul corpo provocate dai proiettili sparatigli contro da distanza ravvicinata stanno guarendo. Quelle che le hanno ferito l’animo ci metteranno del tempo per rimarginarsi. Marisa Putortì, la 21enne ferita alle gambe dal fratello maggiore Demetrio mentre stava facendo una breve pausa dal suo lavoro da barista in un locale di Nicotera, è stesa nel suo letto d’ospedale di Vibo Valentia. Sorride per il pericolo scampato ma nella mente ha ancora impressi quei attimi drammatici che potevano costarle la vita.


 

 

«Mio fratello - è il racconto consegnato al “Quotidiano del Sud” e al “Corriere della Sera” - sembrava un diavolo. Mi ha puntato addosso il fucile e ha sparato. Sono caduta e ho chiuso gli occhi per il dolore».

 

Marisa Putortì, 21 anni, ricorda i momenti della sua gambizzazione ad opera del fratello Demetrio, quattro anni più grande, che le ha sparato per «gelosia» e per «punire» alcuni atteggiamenti della sorella. Un fratello a cui non andava giù alcuni comportamenti  «libertini»  di quella ragazza forse cresciuta troppo in fretta. Da quando è morto il padre Carmelo (sei anni fa) pensava di essere lui l’uomo di casa. Credeva che fosse suo dovere difendere l’onore della famiglia. A Demetrio dava fastidio tutto: se la sorella si truccava o se andava in giro in minigonna, oppure se si intratteneva a conversare con uomini più grandi di lei. Ogni scusa era buona per rimproverarla della sua scarsa moralità. Persino se fumava una sigaretta in pubblico veniva puntualmente redarguita. A farlo uscire completamente di testa, infine, è stata la decisione di Marisa di scappare con il suo attuale compagno, Massimo D’Ambrosi, con cui cinque anni fa (quando aveva appena 16 anni), ha avuto un bambino.

 

«E’ sempre mio fratello - ha voluto precisare - e per questo non lo odio ma non lo posso perdonare. Mi ha fatto troppo male. Per lui adesso nutro solo indifferenza e mi auguro che paghi per quello che ha fatto. Una cosa è sicura: quando lui uscirà di prigione io me ne andrò da Nicotera».

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