Il caso D'Agostino arriva in Giunta venerdì e alimenta le tensioni nel centrosinistra

Pasqua: “Dovevamo parlarne in Consiglio, così si svilisce il ruolo della massima istituzione calabrese”
di Riccardo Tripepi
3 agosto 2016
14:50

Archiviata la magra figura rimediata in Consiglio regionale, il centrosinistra ha subito pronta da affrontare un’altra e spinosa grana.
Per venerdì, infatti, è convocata a palazzo Campanella la giunta per le elezioni, presieduta dal capogruppo del Pd Sebi Romeo, che dovrà esaminare la posizione di Francesco D’Agostino, vicepresidente del Consiglio che si è autosospeso dalla carica in seguito a una comunicazione giunta agli Uffici della Regione dalla Prefettura di Reggio Calabria. Il consigliere nella documentazione presentata al momento della candidatura avrebbe omesso di dichiarare una denuncia rimediata negli anni ’90 e relativa al trasporto nella sua auto di armi da fuoco.


Una comunicazione arrivata quasi in concomitanza al suo coinvolgimento nelle recenti inchieste condotte dalla Procura di Reggio per le quali, però, il presidente si è dichiarato sereno e fiducioso nell’operato della magistratura.



I grillini e le associazioni come “Andare Oltre” sono già sul piede di guerra e hanno già chiesto le sue dimissioni, bollando come “fumo negli occhi” la scelta di autosospendersi.


Una pratica da prendere con le pinze, insomma, per un centrosinistra e un Pd che al momento vedono l’indice di gradimento fra i calabresi sempre scendere sempre di più, come dimostrato anche dai risultati ottenuti alle ultime amministrative.


La Commissione, come ha assicurato Romeo, procederà con il massimo dello scrupolo all’istruzione della pratica D’Agostino che, tuttavia, difficilmente verrà decisa nella stessa giornata di venerdì stesso. In apertura dei lavori l’organismo procederà alla sostituzione di Arturo Bova con Giuseppe Giudiceandrea. Poi passerà all’istruzione della questione che potrebbe portare a decretare l’incandidabilità di D’Agostino che, comunque, dovrà poi passare al vaglio del Consiglio.


E che anche questa vicenda continui a mantenere alta la tensione nel centrosinistra lo dimostra anche la presa di posizione di Vincenzo Pasqua (Oliverio presidente) che non ha lesinato critiche al centrosinistra, sia in ordine allo svilimento del ruolo del Consiglio che in relazione alla gestione del caso D’Agostino.


“Immaginare che il Consiglio sia soltanto il luogo deputato a votare provvedimenti di legge finalizzati a riconoscere e dunque, di fatto sanare, ‘la legittimità’ di ‘procedure scorrette a monte’ (come espressamente definite finanche dal Vicepresidente della Giunta regionale sui debiti fuori bilancio) e poco altro ancora, è la dimostrazione, al di là delle belle parole che lasciano il tempo che trovano, dell’esistenza di un rischio concreto di ridurre un luogo di confronto aperto e vero a mero momento di ratifica di decisioni maturate altrove. In questa direzione ho più volte sostenuto che il Consiglio regionale deve essere dotato delle adeguate risorse finanziare per incrementare l’attività legislativa che, proprio in ragione di questa mancanza sta, purtroppo, giorno dopo giorno, rischiando di divenire prerogativa esclusiva della Giunta regionale”.


E sulla questione D’Agostino: “la vicenda della c.d. ‘auto sospensione’ del Vicepresidente del Consiglio, in cui al di là della fondatezza o meno delle accuse stesse, nel merito delle quali non intendo entrare perché di competenza di altre Autorità all’uopo deputate, si pone un serio interrogativo di carattere generale: possibile che non riusciamo a comunicare apertamente su un tema così importante e delicato senza per questo aver timore di rischiare di prestare il fianco a deboli quanto inutili strumentalizzazioni? Per tale insieme di ragioni ritengo, dunque, sia giunto il momento di riflettere attentamente sul fatto che prima ancora di qualsivoglia prospettiva di crescita e sviluppo dell’azione di questo Consiglio regionale, debba esserne tutelata in via assolutamente prioritaria la sua stessa credibilità, evitando flebili quanto dannose difese d’ufficio d’apparato che lascerebbero, viceversa, il segno della distanza siderale esistente tra popolo e politica. In caso contrario il rischio è un serio indebolimento della massima Istituzione regionale”.

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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