Torna a Locri il Gruppo del Cavaliere di Marafioti

L'opera in terracotta sarà esposta nel territorio in cui è stata rinvenuta prima di essere ricollocata al Museo archeologico di Reggio Calabria
di Redazione
28 luglio 2016
15:17

Dal 30 luglio al 7 agosto al Museo archeologico nazionale di Locri-Polo museale della Calabria-MIBACT si potrà visitare il Gruppo del Cavaliere di Marafioti, opera in terracotta di V secolo a.C.

 


Per la prima volta, infatti, il reperto, rinvenuto in località “Pirettina” comune di Portigliola, alle spalle dell’antica città di Locri, potrà essere esposto dal territorio da cui proviene, grazie alla collaborazione con il Museo archeologico di Reggio Calabria, la Regione Calabria, il FAI-Presidenza Regionale Calabria, e con il sostegno di Intesa Sanpaolo e delle Amministrazioni comunali di Locri e Portigliola.

 

L’opera, di ritorno da Milano, dalla mostra “Restituzioni. Tesori d’arte restaurati” di Intesa Sanpaolo, rappresenta un elemento architettonico in terracotta del tempio dorico scoperto nel 1910 dall’archeologo Paolo Orsi. Allora non vennero alla luce che pochi frammenti che fu oggetto di un primo intervento di restauro tra il 1911 ed il 1925  quando Orsi e il restauratore Giuseppe Damico si adoperarono per ricostruire il manufatto. Nel 2015, un nuovo restauro, questa volta effettuato dai restauratori Giuseppe Mantella e Sante Guidi. Le ricerche diagnostiche, invece, sono state eseguite dal dottor Domenico  Miriello del Dipartimento Scienze della Terra-Unical (Cosenza).

 

L’ intervento di restauro sul Cavaliere di Marafioti, promosso e curato da Intesa Sanpaolo nell’ambito della diciassettesima edizione di “Restituzioni Tesori d’arte restaurati 2016”, è stato indispensabile quanto per la sua conservazione, quanto per una più approfondita conoscenza della tecnica di realizzazione. Ha permesso inoltre, di riscoprire, visto l’impiego delle moderne tecnologie, dettagli affascinanti come i segni di stesura a pennello del sottile scialbo originale o la policromia in nero, bianco, rosso che evidenziava meglio nell’intento del coroplasta il muso equino o la criniera rifinita a stecca.

 

Conclusa questa parentesi, il reperto farà definitivamente ritorno nella sua sede, il Museo archeologico di Reggio Calabria e sarà esposto nella sala dedicata alla colonia locrese.

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