Reggio, il M5S in piazza per “spezzare il sistema”

Dal palco strali contro la politica calabrese, uscita a pezzi dalle inchieste della procura reggina e Di Maio spinge per l'autorizzazione a procedere contro Bilardi e Caridi
di Francesco Creazzo
25 luglio 2016
11:15

Tutto il gotha del Movimento 5 Stelle ieri sera era a Reggio, sul lungomare, davanti a una folla giunta per celebrare “La Notte che spezza il sistema”. I parlamentari Giulia Sarti, Federica Dieni, Dalila Nesci, Laura Ferrara, Paolo Parentela e Nicola Morra coadiuvati dai leader nazionali Luigi Di Maio e Alessandro di Battista si sono scagliati contro le triangolazioni politico-massonico-mafiose che le inchieste della Dda reggina hanno scoperchiato negli ultimi mesi.

 


L’occasione per richiamare all’ordine tutti i politici calabresi e per proporsi ai cittadini non soltanto come partito di lotta ma anche e soprattutto come possibile forza di governo. Sferzate contro una classe politica Calabrese “schiava” delle dinamiche criminali, ma anche punti programmatici per una prossima esperienza esecutiva, senza risparmiare o escludere nessuna componente della società. “La massoneria è composta da tantissimi esponenti di varie categorie sociali – ha tuonato dal palco il senatore Nicola Morra - ma in Calabria è soprattutto l’avvocatura quella che dà linfa alla Massoneria e mi pare che fosse l’avvocato Romeo uno degli uomini di punta. Facciamolo sto nome: Paolo Romeo, ex parlamentare. Gente che sta là da trenta anni e decide se il centro commerciale debba essere fatto da una parte o dall’altra, se Marilina Intrieri debba candidarsi con Scopelliti oppure no”.

 

Un affondo pesante contro il protagonista delle ultime inchieste della Dda, uno strale che Morra conclude puntando il dito contro “massoni e ndranghetisti” che “controllano i partiti e il trasversalismo. Qui dobbiamo cambiare noi calabresi perché se si presenta mio cugino dobbiamo avere le palle per dire ‘non ti voto’”. Un’analisi politica condivisa ed estesa dalla giovanissima deputata Giulia Sarti: “E’ dal 2013 che Dalila Nesci ha fatto in aula l’intervento per dire che Antonio Caridi dentro la commissione antimafia non doveva starci: Com’è che noi ce ne siamo accorti. Siamo veggenti? No, siamo persone oneste che studiano, leggono e si rendono conto che, se una persona ha certi legami, dentro la commissione antimafia non ci può stare”. “Fa male leggere l’ordinanza di custodia cautelare e vedere che in parlamento non succede niente” ha chiosato la deputata Riminese. Un’inedia da parte delle commissioni parlamentari rilevata anche dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: “Spero che al più presto la commissione conceda l’autorizzazione a procedere sia per quanto riguarda Giovanni Bilardi che per Antonio Caridi: i Senatori della Repubblica devono essere trattati da normali cittadini”.

 

Francesco Creazzo

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